Milano, 30 luglio 2015 - Il complotto ai danni di Renato Vallanzasca non è credibile. Questo il contenuto della motivazione della sentenza con cui lo scorso 24 aprile avevano confermato la condanna del "bel Renè" a 10 mesi di reclusione per il furto di boxer, concime per piante e cesoie da giardinaggio in un supermercato.
Vallanzasca si è sempre difeso dall'accusa di rapina impropria sostenendo di non aver rubato nulla e di essere stato «incastrato» da una persona che avrebbe messo quelle poche cose nella sua borsa con l'obiettivo di farlo arrestare e rendere più difficile la concessione di qualsiasi beneficio nel suo percorso detentivo. Aveva protestato, inoltre, perché sarebbero «spariti» i filmati delle telecamere di videosorveglianza all'interno del supermercato.
«La mancata acquisizione delle videoregistrazioni delle telecamere di sorveglianza (...) non appare di alcun rilievo nella misura in cui trova ampia giustificazione nel carattere routinario della vicenda - scrivono i giudici - del tutto parificabile ad altri casi di sottrazione di merci che si verificano ogni giorno nei supermercati». Il collegio presieduto da Ada Rizzi ha sottolineato inoltre, nelle motivazioni della sentenza, la «correttezza della ricostruzione dei fatti» fornita dall'addetto alla vigilanza del supermercato che ha sorpreso Vallanzasca mentre rubava.
«Va escluso che sia emerso agli atti alcun elemento a sostegno dell'intervento di un terzo soggetto - concludono i giudici - il quale possa aver preso possesso momentaneamente del borsone del Vallanzasca per immettervi merce sottratta dagli scaffali con lo scopo di incastrare l'imputato».