NICOLA PALMA
Cronaca

Vendita di libri e opere d’arte, stangata Antitrust

Multe per 200mila euro a due società specializzate. I clienti contattati dal call center e gli “art promoter“: almeno duemila episodi. .

di Nicola Palma

Il primo contatto tramite call center. Poi la “visita“ a domicilio degli “art promoter“ porta a porta. E i contratti sottoscritti dopo lunghe ed estenuanti conversazioni, anche a tarda serata. Per l’Antitrust, tale modus operandi, messo in atto migliaia di volte dagli emissari di due società milanesi attive nella compravendita di libri e opere d’arte, si è tradotto in "comportamenti intrusivi, atti a esercitare un indebito condizionamento nei confronti del consumatore"; e per questo, l’Autorità garante della concorrenza e del mercato ha comminato sanzioni per un totale di 200mila euro.

L’indagine dell’Authority scatta poco meno di un anno fa, quando la Treccani, la casa editrice nota soprattutto per aver pubblicato la prima edizione e le successive nove appendici dell’Enciclopedia Italiana di scienze, lettere e arti, segnala che "a, partire dal mese di luglio 2018, diversi clienti dichiaravano di essere stati contattati telefonicamente da soggetti, operanti per conto di una presunta “Fondazione Archivio Storico“ e di Pas (Progetto Archivio storico, ndr), i quali erano a conoscenza degli acquisti di opere a marchio Treccani effettuati in passato dai clienti e che intendevano fissare con questi ultimi appuntamenti per offrire un presunto “servizio non a pagamento, senza impegno“ di “valorizzazione“ delle opere acquistate con Treccani". Dai racconti delle persone coinvolte e dalle ispezioni nelle sedi delle srl Progetto Archivio Storico (Pas) e Assegnazione Arte, è emerso che i clienti della casa editrice (e di altre realtà simili come Editalia, Sipleda, Edizioni Eldec e Franco Maria Ricci Editore) venivano contattati dai centralinisti di Pemacom (srl di Pomigliano d’Arco scelta da Pas come call center), che proponevano la consegna brevi manu di un certificato "attestante l’asserito aumento di valore nel tempo delle opere Treccani in suo possesso". Il tutto, si sosteneva nelle telefonate, senza finalità di lucro. Ottenuto l’appuntamento, però, si presentavano a casa gli “art promoter“ di Assegnazione Arte, che disvelavano “l’effettiva finalità" dell’incontro: proporre la vendita di altre opere pittoriche eo editoriali o "la permuta di prodotti Treccani con le suddette opere". Secondo i calcoli dell’Antitrust, tra 2018 e 2019, il call center ha contattato un numero di persone stimato tra 2mila e 12mila, di cui almeno l’8% rappresentato da clienti Treccani; e gli “art promoter“ avrebbero concluso contratti per un importo compreso tra 200mila e un milione di euro.

Per invogliare i clienti, i venditori porta a porta prospettavano loro una serie di vantaggi che non si sarebbero mai concretizzati: la consegna di un attestato ad hoc, la possibilità di disporre di offerte riservate, l’opportunità di acquistare un’opera in saldo per poi rivenderla a costi maggiorati. Dal canto loro, le società nel mirino si sono difese parlando di "pochi e circoscritti episodi" e di una semplice "targetizzazione dell’attività di promozione, adottata in larghissima misura sul mercato anche con strumenti ben più sofisticati". Tesi respinte dall’Authority, che ha reputato che i comportamenti messi in atto abbiano tratto in errore i clienti. Conclusione: 145mila euro di multa a Progetto Archivio Storico, 45mila ad Assegnazione Arte (“sconto“ di 10mila euro per i bilanci in perdita) e 10mila a Pemacom.