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Vent’anni in corsia Cambiare fa bene

Vent’anni di esperienza come medico anestesista all’ospedale Niguarda di Milano. Primo “giro” di Covid-19 nei reparti ospedalieri "poi la folle idea, mi sono licenziata, ho fatto il concorso e ho iniziato una nuova avventura". Dall’ospedale all’ambulatorio. È la storia di Elisa Silvestre, 46 anni, una delle studentesse del corso di specializzazione per medici di medicina generale. Nel peggiore dei momenti possibili, quello della pandemia da Covid-19, ha deciso di cambiare ambito professionale.

"Stavo pensando da tempo di lasciare l’ospedale, il mio lavoro mi è sempre piaciuto, ma ero stanca di fare i turni, della reperibilità e mi mancava anche il rapporto con il paziente – spiega Silvestre –. In ospedale magari ti capita anche di salvare la vita a un paziente in rianimazione, a volte ti ringrazia, ma poi non lo vedi più, di lui non sai più niente". E così dopo aver vissuto la prima ondata di Covid del marzo scorso nei reparti ospedalieri, la dottoressa ha deciso di cambiare specializzazione e diventare medico di base.

Anche per lei tre anni di studio e tirocinio e un ambulatorio a Garbagnate Milanese. "Bisogna dire però che io non ho scelto di cambiare perché voglio lavorare di meno, non è vero che il medico di base lavora solo poche ore, quelle di apertura dell’ambulatorio, c’è comunque sempre una reperibilità, ci sono le visite domiciliari, i consulti telefonici – soprattutto in questa fase di emergenza sanitaria in cui sto seguendo molti pazienti guariti ma che hanno bisogno ancora di assistenza –, la parte burocratica, le mail, le ricette da inviare. Poi ti arrivano le notifiche degli esami o delle visite fatte e devi controllare. Ma in tutto questo c’è un vantaggio: quello di conoscere e seguire il paziente in tutto il suo percorso. A me questo piace molto".

Ro.Ramp.