Maurizo
Cucchi*
La mia meta è viale
Coni Zugna, che è molto milanese, rimasto autentico e vivace nei decenni e nonostante il tempo del morbo che stiamo attraversando desolati. La strada è dedicata, come sanno gli istruiti, a un monte del Trentino, dove nella prima guerra mondiale, 1916, ci furono aspri combattimenti fra l’esercito italiano e l’austro-ungarico. Ho appuntamento con un amico poeta di lunga e nobile militanza ed ex giudice, e cioè Giorgio Mannacio, che si affacciò alla letteratura pubblicando prima epigrammi su "Il Verri" e poi, nel 1977, nello storico "Almanacco dello Specchio" Mondadori. Il suo libro più recente, del 2019, si intitola "Ogni vigilia è disarmata" (Stampa2009), in cui la sua saggezza di attento osservatore del reale si esprime nei termini di uno stile nitido e composto, nella elegante chiarezza comunicativa della sua scrittura. Ma non è di poesia che dobbiamo parlare, mentre ci avviamo verso un locale della zona, appunto in
Coni Zugna, oltrepassando il sempre invitante cinema multisala Orfeo e spostandoci sull’altro marciapiede, confortati dalla vivacità e dai molti colori della strada. Arriviamo dunque a un bar, che Mannacio frequenta con piacere e che ha, tra le altre cose, un carattere insolito che io giudico prezioso: la specialità dei vermut (o vermouth per usare la grafia francese) che un tempo erano di gran moda c e frequentissimi nelle nostre case, e che temo siano oggi in parte dimenticati, a favore di altri e mediocri aperitivi. L’amico mi mostra una vetrina, dove sono esposte innumerevoli e attraenti bottiglie di vermut di ogni marca. Mi soffermo a leggere con piacere qualche etichetta: Rosso Antico, Carpano Bianco, Mancino, Verney, Mulassano, la Canellese. e via dicendo... Alcuni sono anche a me noti ma di molti altri vorrei naturalmente sapere al più presto. E per istruirmi in merito vado con l’amico Giorgio al banco del bar, il Civati, ed entriamo così in ottima e moderata fase degustativa.