ANNAMARIA LAZZARI
Cronaca

Via Corelli, migranti nell'area smaltimento rifiuti: ricicleria o mercato?

I residenti: "Difficile convivere con gli stranieri, la situazione è al limite"

L'area smaltimento rifiuti di via Corelli

Milano, 25 giugno 2015 - Vecchi televisori, cellulari datati, pc malfunzionanti: fanno gola a migranti dell’Africa subsahariana che si appostano da qualche mese fuori dall’ingresso della ricicleria di via Corelli, al civico 37. Talvolta sono un paio appena, altre volte se ne contano una decina. Si contendono la «piazza» con il gruppo sparuto di nomadi, fissi da anni, pare più interessati alle batterie dismesse di auto e furgoni, per estrarre il piombo. Nonostante la presenza di addetti alla vigilanza, gli africani cercano, pur senza aggressività, di farsi consegnare i Raee, ossia i rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche, dai cittadini che dovrebbero affidarli agli operatori di Amsa per il corretto smaltimento.

Destinazione? Secondo le voci che girano nel quartiere, gli stranieri guadagnerebbero qualche soldo rivendendoli altrove, per altri li spedirebbero come «souvenir» nel Paese d’origine. Business o meno, le operazioni di carico e scarico dalle auto vengono rallentate, complicando ancora di più il flusso viabilistico all’altezza della ricicleria che sorge in una posizione non felice: dopo un ponte e di fronte ad un hotel, un distributore di benzina e due autolavaggi che, nei weekend, sono presi d’assalto. Senza contare che la sosta ai due lati della carreggiata è impossibile. Non c’è però solo una viabilità complessa in via Corelli. Alcuni residenti lamentano che i richiedenti asilo accolti nelle tre strutture della Prefettura sono ormai «troppi». Ci sono gli ospiti dello storico ex Centro di identificazione ed espulsione di via Corelli 28, riconvertito in centro profughi da fine 2014. A brevissima distanza, in via Aquila, c’è un altro Centro di Accoglienza Straordinaria gestito dalla Croce Rossa dal 2015. A cui si è aggiunto l’anno successivo un terzo Cas, sempre sotto l’organizzazione della Croce Rossa, quello in via Corelli 176, all’interno dell’ex caserma Mancini.

Senza dimenticare la quarantina di disperati che si accampano nella «favela» sotto il cavalcavia della Tangenziale Est, tra rifiuti. «I problemi di convivenza con gli stranieri esistono, la situazione sta degenerando» sbotta l’architetto Massimo Sottili, socio da 15 anni di un noto ristorante della via, di cui chiede di non citare il nome «perché non c’è bisogno di pubblicità negativa. Abbiamo già problemi di sicurezza e decoro in zona». La sua attività ha subito 5 furti, tra aprile e maggio: «Hanno rubato torte, salame, patate, piatti e coltelli. Tanta birra ma non hanno toccato bottiglie preziose di vino. Non erano professionisti». I ladri sono penetrati di notte rompendo le finestre sui tetti: «Tra sostituzione vetri e inferriate ho dovuto sborsare 2mila euro». Neppure di giorno si è al sicuro: «Un migrante che non parlava italiano è entrato un mese fa a mezzogiorno nel ristorante e ha cominciato a minacciare i clienti. Ha preso per motivi incomprensibili anche la nostra posta. Ho dovuto chiamare i carabinieri ma lui si è dileguato». Sei mesi fa, alla vigilia di Natale, sono state vandalizzate tre auto degli avventori del locale: «La mia è più volte stata colpita da sputi e sassate. Forse a causa dell’aspetto camouflage che ricorda un mezzo militare».