CucchiOltrepasso Sant’Ambrogio con una meta precisa, e cioè via Nirone, dove è stata allestita dalla Biblioteca stessa dell’Università Cattolica, con il contributo della Regione e il patrocinio del Comune, a cura di Paolo Senna, una mostra dedicata al poeta milanese Franco Loi, che ci ha lasciato nel gennaio del 2021. Mi aggiro pacifico in queste deliziose, piccole vie della città, come facevo da studente, e arrivo finalmente sul luogo della mostra, che rimarrà gratuitamente aperta fino al 31 gennaio. Immagino di trovarmi in una folla di appassionati, ma in realtà sono da solo a perlustrare l’esposizione, che si intitola "Franco Loi. Il milanese che parla al mondo".
In realtà il poeta era nato a Genova, il 21 gennaio (questo è dunque proprio il suo mese) del 1930, e scriveva in un milanese molto bello e molto suo, che era quello di un uomo venuto da altrove, da genitori non milanesi, e che nel tempo della sua giovinezza, per normalmente integrarsi, aveva dovuto imparare il nostro dialetto. Nel testo che ci introduce nel locale dei suoi cimeli, lo si definisce opportunamente "l’uomo del dialogo", e io, che ne sono stato amico per decenni, ho avuto la fortuna di belle chiacchierate con lui, anche in viaggi in terre lontane, come, una volta, addirittura in Cina!
Leggo poi altri dettagli sulla sua vita, felicemente esposti, come quello in cui ci si dice che Elio Vittorini "fu il primo a infondergli fiducia come scrittore" e quello in cui si nomina Franco Fortini che di lui fu "amico e interlocutore speciale". Mi inoltro e vedo esposti e ben protetti vari suoi libri e libretti, compreso un "Almanacco dello Specchio" che nei primi anni Settanta ne introduceva ad alto livello il valore nel nostro panorama letterario. Si arriva anche alla sua passione calcistica. Franco era milanista, e su questo non andavamo proprio d’accordo... Ma la mia visita è stata molto soddisfacente e un po’ anche commovente. Così esco e mi dirigo verso il piacevole viavai di corso Magenta.