MARIANNA VAZZANA
Cronaca

La bomba che uccise Sergio Pasotto il giorno del suo compleanno: “Sarebbe diventato zio”

Parla il fratello minore del vigile del fuoco morto nella strage di via Palestro: “Il dolore non finisce mai. Basta un pensiero a riportarmi a quel momento”

La zia di Sergio Pasotto piange sulla bara del nipote, vittima dell'autobomba di via Palestro

La zia di Sergio Pasotto piange sulla bara del nipote, vittima dell'autobomba di via Palestro

"Il dolore non finisce mai. Dorme ma quando si risveglia fa male: sono passati 30 anni ma potrebbero esserne passati anche 50, sarebbe la stessa cosa. Quella bomba mi ha portato via mio fratello e questo non cambierà mai. Basta un pensiero a riportarmi a quel momento". Alla sera del 27 luglio del 1993, quando Sergio Pasotto, milanese, vigile del fuoco, moriva tra le vittime della strage di via Palestro. Nel giorno del suo 34esimo compleanno. E iI fratello minore Loris, di tre anni più giovane, non dimentica.

Dove si trovava in quel momento?

"Al mare, in Romagna. Non c'erano i cellulari, io però temevo che a mio fratello fosse successo qualcosa di brutto perché sapevo che quella sera era di turno al lavoro. In televisione continuavano a scorrere le immagini di via Palestro e io sentivo nel cuore qualcosa di brutto. Quando ho letto sui giornali il suo nome tra le vittime ho capito che era finita: Sergio non c'era più. Mi sono sentito chiamare dall'altoparlante della spiaggia, il giorno dopo. Io già sapevo".

Che tipo era suo fratello?

"Generoso e altruista. Non si tirava mai indietro. Amava tanto il suo lavoro ma aveva anche altre passioni come per esempio viaggiare: ogni soldo risparmiato, lo usava per visitare posti nuovi".

Era fidanzato all'epoca?

"Sì, aveva una ragazza thailandese. In un primo momento lei non credeva che mio fratello fosse morto, si è fatta accompagnare in Italia per constatarlo di persona. Non la biasimo, è stato un grande choc anche per lei".

Sergio era zio?

"Lo sarebbe diventato. Il giorno della sua morte, mia moglie era incinta. A settembre del 1993 nacque mio figlio, che sarebbe stato suo nipote: Sergio. Lo abbiamo chiamato come lui per onorarne la memoria. Io gli parlo sempre dello zio e il grande dispiacere di mio figlio Sergio è non averlo mai conosciuto".

A onorare la sua memoria c'è anche una targa...

"Sì. Nelle case popolari di via Nikolajevka, in zona Baggio a Milano: siamo nati e cresciuti lì. La targa in memoria di Sergio è stata apposta subito dopo la strage e lì resta. È un grande onore perché così anche le nuove generazioni sapranno chi era mio fratello".

Cosa pensa dell'arresto di Matteo Messina Denaro, ritenuto essere tra i mandanti dell'attentato?

"Mi importa molto poco, non provo niente di particolare. Non cambia nulla, neppure se c'è un colpevole".

Parteciperà alla cerimonia per le vittime a 30 anni dalla strage?

"Certamente. Ogni anno è un appuntamento fisso e lo sarà anche questo".