Vaprio d’Adda, 17 marzo 2024 – Slitta il collaudo dei nuovi tiranti sul ponte di Vaprio, ma solo di qualche giorno. Da domani si passa al 23 marzo, sabato, quando lo stop dalle 8.30 alle 14 al passaggio sul viadotto per Canonica, che collega la sponda milanese e quella bergamasca dell’Adda, avrà anche meno impatto sul traffico. Ultimo disagio, poi il super cantiere sicurezza sarà finito.
Le prove di carico serviranno a capire anche se i camion potranno viaggiare come prima, quelli di 26 tonnellate in direzione Bergamo e fino a 3,5 per l’hinterland. I lavori veri e propri di sostituzione dei pendini si sono conclusi a fine febbraio, da giugno i 20mila automobilisti, che ogni giorno fanno la spola fra una provincia e l’altra, avevano fatto i conti con il senso unico alternato sul cavalcavia. I
l viadotto ha riaperto dopo otto mesi di intervento e due anni di ritardo nell’avvio delle opere per i costi dell’acciaio alle stelle. A far slittare il ritorno del ponte in servizio, in un primo tempo fissato per le festività natalizie, era stata anche la piena del fiume che a inizio novembre aveva danneggiato un’impalcatura. Ma per il Comune la priorità è sempre stata "la tutela del cavalcavia e di chi lo attraversa" e aveva chiesto a tutti ancora un po’ di pazienza.
L’intervento da 1,2 milioni doveva essere portato a termine nel 2021, ma è cominciato con 24 mesi di ritardo fra rincari e problemi tecnici che avevano spinto l’azienda che si era aggiudicata l’appalto a recedere dal contratto. Il restyling alla fine è scattato la primavera scorsa, con la sostituzione dei tiranti usurati, sullo sfondo la paura di imboccare il viadotto dopo la tragedia del ponte Morandi, a Genova. In città non c’è mai stato alcun pericolo del genere, ma l’Amministrazione ha sempre chiesto che si accelerasse "anche solo per scongiurarlo sulla carta".
Sul collegamento che unisce due territori fra i più ricchi e i più intasati della Regione il viavai continuo ha causato il deterioramento delle funi che lo reggono. I costi della manutenzione sono stati sostenuti per metà da Città metropolitana, il resto dalla Provincia di Bergamo che ha riassegnato la commessa dopo la risoluzione consensuale con la ditta selezionata in origine proprio per la mancanza di un accordo sui nuovi prezzi.