ROBERTA RAMPINI
Cronaca

Viaggio dentro l’impianto Humana di Pregnana Milanese, cassonetti solidali: ogni giorno 30 camion di abiti da “riciclare”

Cinquemila tonnellate di tessuti trattati e smistati nell’impianto. L’organizzazione di cooperazione finanzia progetti di assistenza in Africa e attività per il sostegno dei soggetti bisognosi nel nostro Paese

Una volta svuotati i camion, i sacchetti finiscono sul nastro trasportatore

Una volta svuotati i camion, i sacchetti finiscono sul nastro trasportatore

Cinquemila tonnellate di vestiti, borse, scarpe, cinture e tessuti tessili, trattati e smistati ogni giorno. Una parte del processo è automatica, affidata a un nastro trasportatore. L’altra è affidata alle mani qualificate di quaranta dipendenti, donne soprattutto, che nelle postazioni di smistamento (13 in totale) decidono cosa può essere rivenduto nei negozi di Humana People to people in Italia, cosa può essere riciclato e cosa trasformato in energia.

Siamo nell’impianto di Humana People to People Italia di Pregnana Milanese, organizzazione di cooperazione internazionale che finanzia progetti di sviluppo nel mondo e attività per il sostegno delle comunità locali nel nostro Paese. Ieri, in occasione della giornata mondiale del tessile circolare, è stata la settima tappa di Impianti aperti, l’iniziativa organizzata con Assoambiente che coinvolge diversi impianti di eccellenza del paese per far conoscere la tecnologia innovativa e la ricerca che sono alla base delle strutture di gestione dei rifiuti, in questo caso della frazione tessile. È qui che arrivano ogni giorno con trenta camion gli abiti che buttiamo nei cassonetti verdi (fino allo scorso anno erano gialli) collocati in molte città.

L’impianto aperto nel 2012 rappresenta l’anello di una filiera integrata e trasparente costruita in oltre 25 anni, alimentata da oltre 5.500 contenitori stradali per la raccolta degli abiti usati, 6 impianti di stoccaggio, 18 negozi, 1 canale e-commerce e numerose collaborazioni con aziende del settore tessile abbigliamento moda. Fu la svedese Karin Bolin, oggi presidente e amministratrice delegata di Humana People to People Italia, nel lontano 1998 ad avviare a Milano questo progetto, "quando non c’erano ancora i cassonetti gialli della Caritas".

Sempre a Milano ha aperto il primo negozio Humana Vintage nel 2006. Oggi i negozi nel capoluogo lombardo sono cinque, 18 in tutta Italia. "Lo scorso anno questo impianto è stato interessato da lavori di ammodernamento che lo hanno reso il più grande impianto semi automatico del Nord Italia - racconta -. Il processo di End of Waste (selezione e igienizzazione), permette al materiale in ingresso di cessare lo stato di rifiuto per la sua quasi totalità e tornare a essere un prodotto commercializzabile. Tutto questo ha un impatto ambientale e sociale importante".

Come avviene il processo di smistamento? Una volta svuotati i camion, i sacchetti finiscono sul nastro trasportatore dove vengono smistati tra abiti, scarpe, borse, lenzuola, cinture e tessuti. "Il 65,5% è destinato al riutilizzo, il 27,1% circa è avviato a riciclo e una piccola parte tra il 6 e 7 % è destinata al recupero energetico o utilizzata come combustibile", spiega Alfio Fontana, manager di Humana People to People. Gli abiti vengono sanificati con l’ozono e passano nel reparto smistamento. "Abbiamo alcune dipendenti che sono esperte e sanno riconoscere dalle etichette, dai modelli o dal logo in che anni sono stati prodotti e quindi se sono capi vintage, fatti almeno 20 anni fa, da inviare nei negozi dove vengono venduti a prezzi accessibili per tutti", aggiunge Fontana. Gli utili delle vendite sono destinati a sostenere progetti di sviluppo nel mondo. Una postazione dedicata alla categoria "tropical mix" tratta abiti estivi e in buono stato che vengono inviate alle consociate di paesi africani come Congo, Malawi, Mozambico, Kenia.