
I percorsi sotterranei e lo speleologo Gianluca Padovan tra gioielli, materassi e bivacchi
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Ma se lo scenario sembra perfetto per un film dell’orrore, con anche l’effetto sonoro di topi che si sentono squittire in lontananza, addentrarsi in questo posto è come calarsi in una Milano che non c’è più. Un luogo particolare, che racchiude anche delle storie: sono rimasti materassi lerci buttati ai bordi. Persino pentole sporche. Stracci, ciabatte e cumuli d’immondizia. Affiora dal fango pure una bambola. Chissà come ci è finita lì. La spiegazione è che, qualche anno fa, il tunnel era diventato rifugio per alcuni senzatetto che hanno lasciato in quel cunicolo sotterraneo i loro poveri averi, una volta allontanatisi definitivamente. Ma le loro tracce si possono vedere ancora adesso.
"Il canale è suddiviso in tre alvei, o canali, a scalare - sottolinea Padovan -: uno in basso, più grande, e due sopraelevati più piccoli, tutto al di sotto della ferrovia. Una parte è stata prolungata in cemento armato quando la sede ferroviaria si è allargata. Ma tutto il resto dell’opera, sana, solida, è in mattoni: sarebbe splendido riqualificarla e renderla accessibile ai cittadini, perché è un’opera idraulica eccezionale, senza neppure un cedimento strutturale, che merita di essere visitata. Il segreto? Sono stati utilizzati dei buoni mattoni e un ottimo legante". Lo speleologo aggiunge che "pulendola si eviterebbe di avere una galleria degradata. In altre, dove ci sono delle acque stagnanti, si sente fetore e corrono i topi. Si potrebbe pensare di sistemare tutto il complesso e prevedere nuovamente, in alcuni canali, il passaggio di acque pulite".