NICOLA PALMA
Cronaca

Insulti sessisti, minacce e aggressioni: l’incubo di due coniugi perseguitati dal vicino. Che ora va a processo per stalking

Milano, “body shaming” contro la donna incinta e il tentativo di colpirla alla pancia. Il 4 luglio l’uomo sarà alla sbarra con le accuse di atti persecutori e lesioni

L’ultimo episodio denunciato ai carabinieri è avvenuto lo scorso 20 dicembre

L’ultimo episodio denunciato ai carabinieri è avvenuto lo scorso 20 dicembre

Milano – Un’escalation di violenza verbale, insulti sessisti e minacce. Appostamenti sotto casa per deridere i due vicini e prendere di mira in particolare la donna della coppia con aggettivi irripetibili. E poi l’aggressione fisica alla quarantaduenne incinta e il tentativo, per fortuna andato a vuoto, di colpirla all’addome con un calcio. Un vero e proprio incubo per Martina e per il marito Giovanni (nomi di fantasia) di tre anni più grande, che per mesi sono stati costretti a subire le angherie di un quarantenne che vive nello stesso stabile al confine tra Milano e il primo hinterland sud. Accogliendo la richiesta del pm Nicola Rossato, il giudice ha rinviato a giudizio l’uomo per atti persecutori nei confronti dei due coniugi e per lesioni a Giovanni e a un altro condomino: il processo inizierà il 4 luglio.

Come emerge da esposti e denunce, il primo episodio risale all’11 luglio 2023, quando l’inquilino molesto piomba sul pianerottolo della coppia per discutere “con fare aggressivo” di alcune questioni che riguardano il palazzo; dopo il blitz, il quarantenne si rivolge a un altro residente, riferendosi a Martina con l’espressione “quella deficiente”. Da allora, nella versione della donna e del marito assistiti dall’avvocato Nicola Brigida, la situazione peggiora.

Ad agosto, Giovanni viene “insultato, minacciato e picchiato”. A fine settembre, il quarantenne scrive una serie di messaggi offensivi nella chat di gruppo del condominio. Il 29 ottobre, l’uomo vede la coppia che sta uscendo per fare una passeggiata e insulta lei: “Boiler, scaldabagno, squilibrata. Ma sei una ’ndranghetista?”. Poi si rivolge a Giovanni: “Per me è un piacere, voglio sperare che tu voglia rifarti la dentatura”.

La mattina dell’11 novembre, ecco un altro episodio: il presunto stalker si avvicina a Martina e le dice “Stanotte ti ho sognata, sei la donna dei miei sogni, sono tutto un fremito”. Persino il giorno di Natale l’uomo non risparmia commenti da body shaming. Una serie infinita che porterà la donna a vivere “nel completo terrore e timore per sé e per il suo coniuge, non riuscendo più a sentirsi libera di poter uscire di casa da sola a qualunque ora e temendo che le aggressioni verbali possano sfociare in aggressioni anche fisiche”.

Paure fondate, se è vero che il 20 dicembre 2024 il quarantenne avrebbe colpito il padre della donna con una sbarra di ferro e avrebbe poi cercato di colpire pure lei alla pancia. Stando a quanto messo a verbale dal pensionato, tutto è avvenuto nel tardo pomeriggio, quando i due sono rientrati a casa: “Visto che mia figlia è in stato interessante – ha riferito ai carabinieri – mi apprestavo ad aiutarla con le buste della spesa”. Ancora una volta, c’è l’inquilino persecutore sulla loro strada: “Sei una bugiarda, malata di mente! Voi vi inventate le cose”, il riferimento a un’assemblea durante la quale è stato contestato all’uomo di non aver pagato le spese condominiali. Il papà di Martina fa finta di niente, ma prima di rientrare in macchina per andarsene dice all’interlocutore: “Devi smetterla di infastidire mia figlia, lasciala stare!”. A quel punto, l’aggressore si scaglia contro di lui con una sbarra di ferro in mano: “Mi ha colpito ripetutamente e frontalmente sul busto”. Alla scena assiste Martina dalla finestra.

La donna scende in strada per soccorrere il genitore, ma il quarantenne la punta subito: “Notavo – la versione del padre di lei – che lo stesso prendeva la rincorsa come per sferrarle un calcio in direzione dell’addome, ma fortunatamente io stesso intervenivo afferrando un bastone, evitando che tale gesto venisse consumato in danno di mia figlia”. La querela presentata per quest’ultimo raid ha innescato un altro procedimento.