CHIARA ARCESI
Cronaca

Vietare gli smartphone sotto i 14 anni salverà una generazione dall’ansia e dalla dipendenza?

Lo psicoterapeuta Alberto Pellai e il pedagogista Daniele Novara lanciano una raccolta firme e una serie di incontri per i genitori. “Gli smartphone una minaccia per la salute, impediamone l’uso ai ragazzini”. Limiti anche per l’iscrizione ai social: “Consentita per legge solo sopra i 16 anni”

Alberto Pellai e Daniele Novara

Alberto Pellai e Daniele Novara

Milano – Deprivazione sociale e del sonno, frammentazione della concentrazione, on-line addiction. A discapito dei principi montessoriani di multi sensorialità, lentezza e relazioni interpersonali. Troppi i rischi per la salute, secondo le ricerche mondiali, che l’utilizzo intensivo dello smartphone in età precoce comporta. Ecco allora che Alberto Pellai e Daniele Novara, lo scorso 12 settembre, hanno lanciato una raccolta firme per dire “Stop all’uso dello smartphone sotto i 14 anni e all’utilizzo dei social sotto i 16 anni”. Al teatro Sant’Andrea di Milano, nei giorni scorsi, il dibattito aperto al pubblico è proseguito nell’ottica di avviare un percorso di sensibilizzazione delle famiglie.

Una petizione per dire "Stop all’uso dello smartphone sotto i 14 anni e all’utilizzo dei social sotto i 16 anni"
Una petizione per dire "Stop all’uso dello smartphone sotto i 14 anni e all’utilizzo dei social sotto i 16 anni"

Alberto Pellai, quale deve essere il ruolo della famiglia nell’utilizzo degli strumenti digitali?

“La famiglia deve avere un progetto educativo intorno alla vita digitale dei figli. Quello che accade spesso, invece, è che il progetto è estemporaneo. Si fa quello che fanno gli altri, senza averne compreso realmente l’impatto”.

L’approccio precoce al digitale è un problema solo educativo o anche di salute pubblica?

“Abbiamo molte evidenze scientifiche, dati clinici, comportamentali e neuroscientifici, che dimostrano che l’utilizzo intensivo dello smartphone in età precoce e l’iscrizione ai social media sotto i 16 anni rappresentano un rischio conclamato per la salute. Ricerche che invitano a ritardare il possesso dello smartphone”.

Cosa ne pensa di una legge di stato che regoli l’uso dello smartphone al pari delle altre dipendenze, l’alcool o il gioco d’azzardo?

“In una società civile che protegge la salute ritengo che occorra definire le norme che regolano la presenza nella vita del minore dello smartphone e il relativo utilizzo. Negli ultimi 12 anni, si sta assistendo all’aumento di sindromi, ansia, depressione, dipendenza dal mondo virtuale che procura eccitazione, piacere e divertimento spingendo il soggetto a proseguire, proprio come l’alcool ad esempio. Un continuo funzionamento dei circuiti dopaminergici che crea un circolo vizioso per cui è faticoso convincere i nostri figli a smettere di immergersi nel mondo virtuale. Chi si occupa di età evolutiva assiste a molti problemi comportamentali, proprio nell’età più delicata della crescita, 10-14 anni, quando vi è una forte accelerazione dei funzionamenti emotivi ma una profonda immaturità dei funzionamenti cognitivi che li regolano. Ragazzini che picchiano i genitori che tentano invano di togliere loro lo strumento, un’evidente sregolazione dell’emozione e della rabbia, un’aggressività che non si era mai vista quando ai miei tempi ci dicevano di smettere di giocare al pallone perché era pronta la cena...”.

Difficile appassionarsi alla vita reale, che richiede impegno e studio. La sfida, enorme, infatti, è salvare il mondo dell’apprendimento dalle derive digitali.

“Lo strumento digitale favorisce da un lato l’apprendimento, ma quello stesso strumento è un ambiente ricco di stimoli, che attira costantemente il ragazzino dalle notifiche digitali. Si crea così un paradosso”.

In bilico tra il mondo di Geppetto e il mondo di Lucignolo?

“L’adolescente non sa dirigersi nel territorio di Geppetto e trascorre molto tempo nel paese dei Balocchi. In questo contesto le nazioni più avanzate, Svezia, Norvegia, Finlandia, UK, Francia, hanno reso ’smartphone free’ l’intera giornata scolastica fino ai 14 anni”.

La battaglia per limitare gli smartphone e i social tra i giovanissimi è condotta insieme al pedagogista Daniele Novara, fondatore e direttore del CPP (Centro PsicoPedagogico). 

Daniele Novara, è arrivato il momento di voltare pagina?

“Penso che sia necessario un vero cambiamento rispetto alla digitalizzazione che coinvolge anche la vita dei soggetti minorenni. Non parliamo di restrizioni ma di cambiamento. È ormai chiaro che prima dei 14 anni avere uno smartphone personale possa essere molto dannoso così come aprire, prima dei 16 anni, un proprio profilo personale sui social media. Bambini e ragazzi devono fare esperienza nel mondo reale”.

Quali iniziative ha in mente?

“Il Centro Psicopedagogico per l’educazione e la gestione dei conflitti ha svolto una prima iniziativa di sensibilizzazione delle famiglie svolgendo un incontro on-line che ha visto la partecipazione di 5.500 genitori. Si percepisce da parte loro un interesse al cambiamento. Abbiamo in programma di proseguire questi incontri in altre città d’Italia, come Ancona, Bologna, Torino, Roma”.

Genitori poliziotti o una legge che tuteli le famiglie?

“I genitori educano e lo Stato ha il compito di definire le leggi a tutela dei soggetti più fragili. Non vogliamo che si creino ’case-caserme’. È lo stato che deve offrire la cornice adeguata alle famiglie nella gestione dell’utilizzo degli strumenti digitali”.

Ulteriori consigli...

“Suggerisco la lettura del libro di Haidt che è un po’ il nostro santino…la transizione da un’infanzia basata sul gioco a un’infanzia basata sul telefonino ha segnato una “generazione ansiosa” con disastrose conseguenze sullo sviluppo di bambini e adolescenti”.