NICOLA PALMA
Cronaca

Vigorelli, il Consiglio di Stato conferma il vincolo: "Pista di valore storico"

Milano, i giudici hanno confermato la precedente sentenza del Tar Lombardia. Ma le limitazioni non hanno comunque ostacolato i lavori di restyling

Vigorelli da proteggere Il Consiglio di Stato conferma il vincolo "Pista di valore storico"

I giudici del Consiglio di Stato hanno confermato la bontà della procedura che nel 2013 ha portato la Direzione regionale dei beni culturali e paesaggistici della Lombardia a dichiarare il Velodromo Maspes-Vigorelli di "interesse storico-artistico", nonché di "interesse storico, storico-relazionale e storico-identitario particolarmente importante".

Ieri il collegio presieduto da Giancarlo Montedoro ha respinto il ricorso del Comune e ribadito la linea già seguita nel 2017 dal Tar. Una battaglia legale che non ha comunque ostacolato i lavori di riqualificazione della struttura sportiva, che sono stati curati da CityLife nell’ambito degli oneri di urbanizzazione collegati alla costruzione del vicino quartiere con i tre grattacieli firmati Libeskind, Isozaki e Hadid. I cantieri hanno riguardato in una prima fase la copertura, la leggendaria pista in legno e il campo in erba sintetica per il football americano e in seguito le sottotribune e gli spogliatoi nell’anello interno.

Le indicazioni della Sovrintendenza hanno subordinato la riqualificazione "alla salvaguardia della memoria e alla garanzia della permanenza di valori storico-documentali". In particolare, è stato richiesto che "fosse valutata la possibilità di conservare e restaurare porzione della storica pista in listelli di legno di pino, progettata dall’architetto Clemens Schuermann quale memoria tecnologica e storica". E ancora: è stato imposto il mantenimento degli "ingressi originari" o, in alternativa, "la corretta lettura della facciata opportunamente rivisitata". Nonostante il restauro sia stato compiuto, il contenzioso giudiziario è comunque rimasto in piedi, tanto che le ultime memorie sono state presentate dalle parti (Palazzo Marino e Ministero dei Beni culturali) nel gennaio scorso, in vista dell’udienza andata in scena il 2 febbraio. Dal canto suo, l’amministrazione ha sostenuto che il verdetto di primo grado non avrebbe tenuto del fatto che l’impianto "non corrisponderebbe più nelle sue componenti strutturali all’opera originaria e in ogni caso sarebbe allo stato inutilizzato e inutilizzabile, in special modo per l’esercizio della disciplina ciclistica alla quale era destinato". Di più: il Comune ha sostenuto che non ci sarebbe il limite temporale dei 70 anni a giustificare il vincolo.

Il motivo? Seppur realizzato nel 1935, la struttura avrebbe subito una "pluralità di modifiche negli anni a seguire": dal bombardamento del 1943 che distrusse la pista a quello del 1944 che buttò giù la copertura delle tribune, dalle nevicate straordinariee del 1947 e del 1985 al restauro della pista di fine anni ’90. Non la pensano così a Palazzo Spada: per i giudici, quegli eventi non hanno snaturato la consistenza originaria dell’impianto; tantomeno ne impediscono "la riconducibilità all’originaria conformazione, come emerge dall’esame della documentazione fotografica in atti". Senza contare che il decreto della Sovrintendenza poggia su una serie di capisaldi che partono da un assunto: quello di Milano come città capitale del ciclismo, sede di storici produttori di bici e di importanti competizioni "sin dagli albori del secolo scorso". In questo contesto, si inserisce il Maspes-Vigorelli, che, per il Consiglio di Stato, ha un posto di primo piano nella "storia delle istituzioni collettive", come luogo d’eccellenza dello sport, "fenomeno di costume" per eccellenza. Conclusione: il vincolo resta.