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Vincenzo Galatolo, il boss della mafia è morto nel carcere di Opera: le stragi, il delitto d’onore e i figli pentiti

Aveva 81 anni: stava scontando diversi ergastoli per gli attentati di Capaci e via D’Amelio. Condannato anche l’agguato contro il giudice Carlo Palermo in cui rimasero uccisi una giovane mamma e i suoi gemellini

Vincenzo Galatolo

Opera (Milano) – È morto detenuto al 41 bis, anche se assistito in ospedale, il boss di Cosa Nostra Vincenzo Galatolo, 81 anni, capomafia dell'Acquasanta. Conosciuto nell'ambiente mafioso come Enzo il Tripolitano, stava scontando numerosi ergastoli, fra cui quelli per le stragi di Capaci e via D’Amelio, a lui addebitati in quanto componente storico della commissione, l'organismo decisionale di Cosa nostra.

Barbara Asta e i suoi piccoli

È stato condannato per l’omicidio di Lia Pipitone e per la strage di Pizzolungo (Trapani), l’attentato contro il giudice Carlo Palermo in cui rimasero uccisi una giovane mamma, Barbara Asta, e i suoi gemellini Giuseppe e Salvatore, di 6 anni, che passavano di là per caso e fecero da scudo involontario alla blindata del magistrato.

Padre disonorato

Era la mafia che non si poneva scrupoli, quella che colpì il 2 aprile 1985 nel Trapanese, era la mafia feroce quella che, un anno e mezzo prima, il 23 settembre 1983, aveva eliminato, con una finta rapina finita male, la figlia del boss Vincenzo Pipitone, rea di avere "disonorato" il padre con una relazione extraconiugale.

Giovanni Falcone

Enzo il Tripolitano - in quel caso con Nino Madonia - era stato freddo esecutore di ordini, al servizio dei Corleonesi anche quando era stato organizzato l'attentato all'Addaura contro il giudice Giovanni Falcone e i colleghi svizzeri Carla Del Ponte e Claudio Lehmann.

Cosa nostra

Galatolo non era forse una delle "menti raffinatissime" a cui, dopo essere scampato ai 58 candelotti di esplosivo lasciati sulla scogliera, fece riferimento il magistrato poi ucciso a Capaci, ma era certamente addentro alle dinamiche di Cosa nostra.

Cantiere e mercato

Nel quartier generale di vicolo Pipitone si organizzavano e si commettevano omicidi, si controllavano il vicino Cantiere navale, unica vera industria di Palermo, e il non lontano mercato ortofrutticolo, collegato al cantiere dalla strada-mercato che è via Montalbo.

Figli e nipoti pentiti

Potere assoluto, mafia di altri tempi, prestigio che rimane intatto nonostante ben due figli pentiti, Vito e Giovanna Galatolo, e un nipote pure lui collaboratore di giustizia, Angelo Fontana, a cui di recente si era aggiunto un altro nipote ancora, Gaetano Fontana. Pronto, quest'ultimo, a giocare carte non ritenute del tutto credibili, come la presunta estraneità dei Galatolo all'attentato di via D'Amelio, avvenuto nel loro territorio ma di cui i boss dell'Acquasanta nulla avrebbero saputo. I residui misteri, quelli mai rivelati, come tanti altri capimafia irriducibili, Enzo Galatolo il Tripolitano se li è portati ora nella tomba.