MARIANNA VAZZANA
Cronaca

L’ultimo dei pastori, Vincenzo il ribelle e la sua stalla in città

La scelta di vita nella periferia milanese

Vincenzo Tallarico, l’ultimo pastore milanese

Milano, 29 settembre 2017 - Percorrono le strade in fila indiana fino alle ultime distese d’erba rimaste, attorno alle recinzioni dei cantieri del nuovo quartiere Cascina Merlata tra Musocco e il sito Expo. Fa una certa impressione osservare quella mandria di pecore e capre, 75 esemplari, pascolare tra strade neonate, complessi di case, mezzi pesanti e bus che hanno portato «la città» in quello scampolo di natura fino a pochi anni fa sfuggito all’urbanizzazione. Vincenzo Tallarico, l’ultimo pastore milanese, resiste oltre i confini di campi e cascine e oggi compie 48 anni. Poco importa dover fare una gincana tra palazzi e nuove infrastrutture o passare sotto guard rail con il suo esercito ingombrante e mansueto: lui continua ostinato ad accompagnare i suoi animali da via Barzaghi, a lato del cimitero Maggiore, dove da decenni si trova la «stalla» di famiglia, che un tempo era di suo padre e che oltre a pecore e capre accoglie cavalli, galline, anatre e maialini, fino a quei prati che un domani diventeranno centro commerciale o altro.

Sulla barriera di un cantiere ha appeso il suo bastone, nel terreno ha sistemato abbeveratoi. «Ho il permesso di portare le mie pecore in questo prato», dice orgoglioso. Difende quel mondo perché in cuor suo è convinto che le intruse in quel dedalo di cemento non siano le sue bestiole, che chiama per nome: «C’è Macchia, La vecchia, La capa... Ma io – precisa – non sono un pastore tutto baci e carezze, non mi piace umanizzare gli animali». Nato in provincia di Crotone, vive a Milano da quando era bambino. Ha studiato e avuto un lavoro «normale», «che mi ha consentito di mettere da parte qualche soldo», spiega. Ha una bimba di 4 anni e una compagna. «Con l’attività di pastore non mi arricchisco, anzi ci rimetto». La sua è una difesa disinteressata della natura.

«Ribellarsi è giusto!», lo slogan sulla maglietta. Ma c’è il rovescio della medaglia: «In strada e sui marciapiedi, le pecore lasciano escrementi che nessuno pulisce: questo è ancora un quartiere in divenire, le strade sono poco trafficate, non c’è un servizo di pulizia costante, men che meno dentro i terreni recintati che saranno oggetto di lavori», sottolinea Antonietta Spinella, residente storica, presidente del comitato Lago dei tigli. Altra questione: «La poca sicurezza viabilistica. È capitato che le pecore bloccassero il traffico, in corrispondenza della rotonda dove si incrociano l’uscita dell’A8 e l’ingresso dell’A4. Se si dà la possibilità a questo pastore di rimanere, si provveda a garantire le condizioni di igiene e sicurezza», conclude la residente, che ha segnalato i problemi al Municipio 8. «Io ho studiato il traffico – ribatte il pastore –, dalle 7 alle 9.30 e dalle 16.30 alle 20 non mi muovo. Gli escrementi? Chiedo agli altri cittadini dove portano a «pascolare» i loro cani. Spesso nelle aree giochi dei piccoli». Chissà se si riuscirà a trovare un equilibrio. Chissà se pecore e capre resisteranno anche alle prossime colate di cemento.