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"Vincere alle Regionali del 2028: la coalizione di Milano è ampia e con una gamba civica"

Silvia Roggiani, neosegretaria lombarda del Partito Democratico, discute dei suoi obiettivi politici, della possibilità di vincere in una regione-fortino del centrodestra e della necessità di ricompattare la coalizione civica e sociale a Milano.

"L’obiettivo è vincere alle Regionali del 2028. La coalizione? Ampia e con una gamba civica"

Silvia Roggiani, neosegretaria lombarda del Partito democratico, essere una candidata unica è una prova di unità dei democratici o un’occasione persa per un dibattito politico sul futuro della Lombardia?

"Forse bisognerebbe chiederlo a chi ha deciso di non candidarsi contro di me. Ma accusare il Pd di mancata dialettica interna non credo sia giusto. Siamo abituati a farla in tutti i luoghi. A volte anche troppo, sui social e sui giornali. In ogni caso sento la responsabilità, da segretaria, di tenere unito il partito con tutte le sue pluralità. Questo non è un punto di arrivo, ma di partenza".

Quali sono gli obiettivi politici del suo mandato?

"L’obiettivo di lungo periodo riguarda le elezioni regionali del 2028. Vogliamo iniziare a lavorarci da subito. Lo faremo con il laboratorio “Lombardia 2028’’, tenendo insieme più livelli. Da un lato, il radicamento territoriale del Pd: abbiamo più di 700 circoli in Lombardia, gli elettori delle primarie e i nostri amministratori locali. Tutti presenti anche nelle porzioni di territorio dove facciamo più fatica a convincere gli elettori a votare Pd alle Politiche e alle Regionali. Vogliamo che questa nostra presenza in quelle aree diventi sempre più forte. Inoltre puntiamo a portare sul territorio le battaglie che stiamo conducendo in Consiglio regionale. La prima è quella per affermare una vera sanità pubblica, accessibile in tempi dignitosi per tutte e tutti. Le eccellenze sanitarie presenti in Lombardia non hanno nulla a che fare con il governo della destra e la sanità territoriale è stata abbandonata da anni: le case di comunità vengono aperte, ma non hanno medici e sono vuote".

Per il centrosinistra è possibile vincere in una regione-fortino del centrodestra?

"Assolutamente sì. Pensiamo ad alcune città lombarde in cui abbiamo vinto in momenti in cui si diceva che era impensabile vincere: Milano con Pisapia e Varese, ad esempio. In Lombardia non siamo riusciti a convincere gli elettori negli ultimi 25 anni, certo, ma vincere è possibile. Serve un Pd forte con una coalizione importante, con una gamba che deve essere civica".

Una coalizione da Azione di Calenda al M5S di Conte?

"È prematuro parlare di coalizione politico-partitica per le Regionali. Ma noi stiamo già lavorando su singole battaglie con le forze politiche all’opposizione di Giorgia Meloni e di Attilio Fontana. Non solo. Dobbiamo ricucire i legami con le forze produttive, associative e sociali presenti in Lombardia e parlare al partito più grande attualmente presente nello scenario politico: gli astenuti. Alle ultime elezioni, sono stati più del 50%".

Nei piccoli centri della Lombardia, considerati moderati, non è complicato conquistare voti con la linea di sinistra della segretaria Pd Schlein?

"Penso che agli elettori non interessino le discussioni sull’essere più a sinistra o moderati, ma i problemi che non vengono risolti su sanità, casa e trasporto pubblico: Trenord tiene in ostaggio ogni giorno migliaia di pendolari. Ma Regione Lombardia è inefficiente anche nel sostegno alle imprese: eroga solo il 28% dei fondi messi a bando per loro".

Negli ultimi anni lei ha guidato il Pd vincente a Milano. Un consiglio al suo successore?

"Il nuovo segretario non ha bisogno dei miei consigli, ma io per lui ci sarò. L’obiettivo del Pd in città deve essere quello di ricompattare quella coalizione civica e sociale che a Milano sta facendo più fatica, a partire dalla protesta dei ragazzi in tenda per il caro-casa. Bisogna dar loro delle risposte concrete".

M.Min.