NICOLA PALMA
Cronaca

Violenza sessuale, l’ennesima denuncia dopo la discoteca in corso Como: “Mi hanno stuprata in 5”

Una 21enne ha chiesto aiuto ieri mattina a una fermata del metrò. Non ricorda come ci sia finita, aveva passato la serata nella via della movida milanese

Milano – Sul volto i segni evidenti di un’aggressione fisica. Nella mente, soltanto qualche ricordo sfocato dell’uscita da un locale della movida milanese, del raid improvviso di un gruppo di sconosciuti, probabilmente cinque, e degli abusi sessuali subìti. Poi il vuoto, fino all’allarme lanciato a una fermata della metropolitana distante più di due chilometri dal primo luogo indicato nel racconto. Ore 7.20 di giovedì, siamo alla stazione Maciachini della metropolitana gialla. Una ragazza, poi identificata per una ventunenne di origini sudamericane nata fuori città, si avvicina alla guardiola dell’addetto Atm, vicino ai tornelli del mezzanino: "Mi hanno violentata", gli dice. A quel punto, il dipendente dell’azienda trasporti contatta immediatamente i colleghi della centrale operativa, che a loro volta chiamano il 112. La ventunenne viene assistita dai sanitari di Areu e trasportata in codice giallo al centro antiviolenza della clinica Mangiagalli: i segni di percosse

sul viso saltano subito all’occhio di soccorritori e agenti delle Volanti.

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I pochi flash di memoria riportano la scena in corso Como, qualche ora prima: la ragazza riferisce alla polizia di essere uscita da una discoteca, non si sa se da sola o in compagnia di qualcuno, e di essere stata bloccata da cinque sconosciuti, che l’avrebbero stuprata. Gli esami medici, andati avanti per diverse ore, avrebbero accertato un quadro compatibile con una violenza subìta, avvalorando così le prime parole pronunciate dalla ventunenne. Già oggi, se le sue condizioni lo consentiranno, la giovane potrebbe essere sentita dagli investigatori della Squadra mobile, coordinati dal dirigente Alfonso Iadevaia e dal funzionario Stefano Veronese, per mettere nero su bianco quanto ricorda e per cercare di aggiungere anche un minimo dettaglio che possa aiutare le indagini degli agenti della sezione specializzata a indagare su reati contro donne e minori. Un aiuto decisivo potrebbe arrivare dall’analisi dei filmati registrati dalle telecamere installate nella zona: le immagini potrebbero aiutare i poliziotti a capire dove sia avvenuto il presunto agguato, che direzione abbiano preso gli aggressori e come abbia fatto la ragazza a ritrovarsi a Maciachini.

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Gli occhi elettronici si sono rivelati determinanti anche nell’inchiesta che si è chiusa lo scorso 9 marzo con l’arresto di un ventitreenne brianzolo accusato di aver violentato una diciottenne conosciuta la sera del 14 maggio 2023 al Tocqueville. In quell’occasione, l’aggressore era uscito dalla discoteca insieme alla ragazza stordita da due vodka lemon (spacciandosi per il fidanzato con il buttafuori), l’aveva fatta salire in macchina e aveva guidato per alcune centinaia di metri, da via Bonnet a via Tazzoli, stradina isolata a due passi dalla stazione Garibaldi. Lì era avvenuto lo stupro. Poi il ragazzo aveva abbandonato la vittima per strada, su una panchina, ed era tornato in corso Como per andare a prendere alcuni amici. Gli investigatori erano arrivati a lui proprio grazie al frame di un filmato che aveva immortalato un parziale della Lancia Y intestata alla madre e a un altro fotogramma in cui si notava il particolare di un logo sulla parte laterale delle scarpe. Telecamere altrettanto importanti anche nel caso di piazza Einaudi, avvenuto poco più di un anno fa: dopo lo stupro, in un parcheggio interrato vicino al Bosco Verticale, il violentatore, un trentasettenne marocchino poi condannato a 10 anni e 10 mesi in primo grado, e la sua vittima, una ventitreenne italiana, erano stati ripresi insieme. La giovane aveva trascorso la serata con gli amici in un locale di corso Como, ma dopo aver bevuto alcuni cocktail si era sentita male, finendo in balìa dell’aggressore.