Milano - Non è mai riuscito a smettere. Non sono bastati gli arresti, il carcere, le due condanne, la comunità e il percorso riabilitativo per “sex offender“ al Cipm di via Correggio del professor Paolo Guglielmo Giulini, criminilogo e docente all’Università Cattolica, al quale si è volontariamente sottoposto. Il ventottenne G.V. si è rimesso ancora una volta i panni del predatore seriale di minorenni, colpendo almeno in due occasioni. Giovedì pomeriggio, a valle di un’inchiesta estremamente delicata, gli agenti della polizia lo hanno bloccato nei pressi della Stazione Centrale: si trovava nell’area allestita in queste settimane per l’accoglienza dei profughi in fuga dalla guerra in Ucraina. A casa, in una zona semicentrale della città, è scattata invece la perquisizione. All’interno della memoria del personal computer sono stati ritrovati più di 1.800 file audio e video per un ammontare complessivo di circa 10,3 gigabyte di materiale pedopornografico.
Le indagini, coordinate dal pubblico ministero Francesca Gentilini, sono riuscite a ricostruire diversi episodi di abusi sessuali nei confronti di bambini: spacciandosi per baby sitter, stando a quanto risulta, il ventottenne, i cui primi precedenti specifici risalgono al 2014 – quando aveva adescato e filmato una bambina di sette anni nel parco di largo Marinai d’Italia – sarebbe riuscito a entrare in contatto con dei minori nonostante il regime di sorveglianza speciale al quale era sottoposto gli vietasse espressamente di allontanarsi dal luogo del soggiorno obbligato senza l’autorizzazione del giudice, e soprattutto di tenersi ad almeno un chilometro di distanza da luoghi abitualmente frequentati da bambini come scuole, parchi e impianti sportivi.
Obblighi, questi ultimi, che avrebbe violato almeno dieci volte a Milano – e in due Comuni dell’hinterland – tra la fine del 2021 e i primi due mesi del 2022, recandosi davanti a un istituto comprensivo in compagnia di due bambine e nell’abitazione di un’altra minorenne.
G.V. difeso dagli avvocati Roberto Grittini e Ylenia Sorbo di Abbiategrasso, è stato quindi arrestato in flagrante sia per la violazione della sorveglianza speciale sia per il materiale ritrovato nel suo computer; nella richiesta di convalida del provvedimento, con contestuale richiesta di applicazione della custodia cautelare in carcere, il pm ha richiamato anche i presunti abusi compiuti dal ventottenne, che sarebbero avvenuti in un caso nel febbraio scorso e nell’altro tra il gennaio e il giugno del 2018. Ieri l’uomo è finito davanti al giudice per l’interrogatorio. Al quale ha rilasciato delle dichiarazioni spontanee.
Il giovane avrebbe riconosciuto di essere "malato", invocando la "castrazione chimica". L’arresto è stato convalidato e G.V. è finito in isolamento a San Vittore. Gli accertamenti investigativi portati avanti negli ultimi mesi hanno fatto emergere una vera e propria galleria degli orrori: G.V. è riuscito a convincere i genitori dei minori, evidentemente all’oscuro del suo inequivocabile passato, ad affidargli i figli, sfruttando una diabolica abilità nell’indossare la maschera della persona perbene. Basti dire che una volta riuscì a inserirsi come volontario in una onlus che si occupa di assistenza ai rom nei campi nomadi. Rischia ora una condanna fino a 14 anni di reclusione – al netto dell’eventuale riconoscimento della semi infermità mentale – che potrebbero salire a 20 con l’aggravante delle recidive. Già, perché oltre all’episodio del 2014 c’è quello di quattro anni dopo, nel 2018, quando venne sorpreso dagli agenti del commissariato Villa San Giovanni al parco Trotter di via Padova in compagnia di due minorenni.