Russi e cinesi scomparsi dai radar. Ma la bilancia è pareggiata dall’arrivo di americani e indiani. Identikit delle presenze in città durante il Salone del Mobile fornito dal Centro Studi di Italianway che ha analizzato la provenienza degli ospiti negli immobili gestiti (460 a Milano, fra appartamenti, ville e residenze d’epoca) durante la Design Week conclusa il 12 giugno. Durante la settimana del Mobile, il tasso di occupazione è salito dal 91,3% al 94,95%, così come la tariffa media da 270 a 353 euro "grazie al miglioramento medio delle case Italianway in termini di prodotto, ma anche dalla minore offerta e all’aumento delle tariffe alberghiere" precisa Marco Celani, amministratore delegato di Italianway che è il più grande operatore italiano sul mercato dello short term.
Gli ospiti italiani sono al primo posto, 70% del totale, mentre le presenze dei viaggiatori stranieri nelle case Italianway non sono ancora tornate ai livelli pre-Covid: erano il 38% nel 2019, sono il 30% nel 2022. Prima della pandemia i turisti in trasferta sotto la Madonnina provenivano da una Babele di lingue e nazionalità (63), ristrettasi a 48 in questa edizione. C’è però un dato confortante: il grande balzo degli americani che durante l’ultima Design Week hanno rappresentato l’8,4% degli ospiti di Italianway a Milano, al secondo posto dopo gli italiani (scalzando gli svizzeri che nel 2019 erano secondi con il 4,8%). Nell’ultimo format prima della pandemia (2019) la presenza dagli Usa era marginale, 2,6% (all’undicesimo posto).
Ma le cose sono cambiate: "Gli americani sono tornati prepotentemente non solo a Milano: registriamo ottime performance anche nel resto d’Italia, in particolare Liguria, Firenze e Roma. Hanno molta voglia di viaggiare e scelgono il nostro Paese perché lo percepiscono più sicuro rispetto ad altre destinazioni", precisa Celani. Ancora più marcata sotto la Madonnina la crescita delle provenienze dall’India nelle abitazioni di Italianway: erano appena lo 0,7% nel 2019 (in 23esima posizione), oggi sono la terza nazionalità più numerosa, al 6,2%. Sono mancati i russi quest’anno (solo l’1,9%, fuori dalla top ten) mentre nel 2019 erano in terza posizione con il 4,5%. Come i cinesi che nell’edizione dei record del Salone del mobile di tre anni fa erano al settimo posto con il 2,7% mentre stavolta sono solo lo 0,5% del totale, tredicesimi. Stabili le quote di tedeschi, francesi, coreani e spagnoli.