LAURA DE BENEDETTI
Cronaca

"Vittime sempre più giovani e usate come oggetti"

MILANO

di Laura De Benedetti

"Si abbassa l’età media delle vittime di stupro: sono donne sempre più giovani".

A fornire un’analisi del fenomeno Manuela Ulivi, presidente di Cadmi, la Casa delle donne maltrattate di Milano, che nel 2021 ha preso in carico 522 vittime di violenza.

Come spiega così tante giovani vittime?

"C’è come un nuovo approccio. Non si tratta più dell’uomo che non sa come sfogare i proprio impulsi e assale la vittima ma piuttosto di uomini che vedono la donna come oggetto d’uso, con ragazzi che arrivano a stuprare per divertimento. Credo che questo sia un aspetto legato ai siti porno".

Oggi, col web, i ragazzi hanno accesso, in effetti, alla pornografia senza limiti. Come incide sulla sessualità?

"Tutto il rapporto si basa sulla prestazione, non c’è alcuna affettività. É solo un “ti prendo” o “ti stupro”. É come il marito che pretende rapporti dalla moglie tutti i giorni, o quando ne ha voglia lui. Le donne vengono prese solo come oggetto di piacere. Nei siti porno c’è un uso bestiale della donna e prendendo a modello in tv le pornostar, dando credito a certi personaggi, si alimenta questo concetto".

Colpiscono le donne più giovani perché sono più libere?

"Non direi. Io uscivo già da sola a 15 anni e, all’epoca indossavamo le minigonne. Forse oggi le ragazze denunciano di più o percepiscono, meglio di come potevamo farlo noi, tanti modi di approfittare del corpo di una donna. C’è più consapevolezza e voglia di gestire la propria libertà, di andare in giro senza problemi".

Le donne denunciano o c’è chi ancora teme il processo?

"Se lo stupro è avvenuto per strada, e a commettere quello che solo dal 1996 è un reato contro la persona e non più contro la morale, è un estraneo, la denuncia è più facile perché l’abuso viene percepito fortemente come un’aggressione. Se la violenza avviene in ambito parentale e familiare (95 casi nel 2021, il 18% delle 522 donne assistite da Cadmi, ndr) è molto più difficile. C’è il pregiudizio che la donna non la racconti giusta e la morbosità di sapere particolari che non sono necessari".

La denuncia può essere parte del percorso di uscita dalla violenza?

“Sì, perché è il momento in cui una donna chiede che lo Stato si faccia carico di quello che le è successo, ma può essere un boomerang per processi malgestiti o per assoluzioni dovute al fatto che non si riesce a fornire la prova piena dello stupro. In questi reati sono moltissimi gli uomini che, senza scegliere il rito alternativo, vanno a dibattimento per mettere la donna in difficoltà. Noi indichiamo alle vittime l’iter processuale come una delle possibili strade, ma senza spingere in tal senso”.

Cosa manca ancora per contrastare gli stupri?

“Manca la cultura dentro la magistratura, così come tra medici, assistenti sociali, psicologi. E bisogna credere nelle donne".