REDAZIONE MILANO

Omicidio Boiocchi, Curva Nord svuotata. Inter: "Condanna per ogni tipo di violenza"

Mentre la questura di Milano lavora per individuare i responsabili, il club nerazzurro prende finalmente posizione con un comunicato ufficiale

Milano, 31 ottobre 2022 - L' Inter "condanna con fermezza qualsiasi episodio di coercizione avvenuto sabato sera al secondo anello verde dello stadio di San Siro". La società nerazzurra rompe il silenzio e condanna quanto avvenuto in occasione della gara contro la Samp, quando la Curva Nord è stata 'svuotata' come omaggio a Vittorio Boiocchi, 69enne storico capo ultras del tifo caldo interista che era stato ucciso poco prima della partita. "Il club che in ogni sede lotta contro ogni tipo di violenza, ribadisce i valori essenziali di fratellanza, inclusione e antidiscriminazione - ed esprime la sua totale solidarietà nei confronti di quei tifosi che sono stati costretti a rinunciare a ciò che tengono di più: l'amore e la passione per l' Inter", si legge ancora nella nota della società che "si adopera ogni anno per rafforzare il presidio di sicurezza e di sorveglianza all'interno dello stadio" e "ribadisce nuovamente la sua totale collaborazione con le forze dell'ordine per assicurare la tutela dei diritti dei propri tifosi".

Nel frattempo, il ministro dello Sport Andrea Abodi ha preannunciato “immediati provvedimenti” su quanto accaduto sabato allo stadio Meazza. “Mi sono informato - ha detto il Ministro - quello che è successo è inaccettabile, non è tollerabile. Sono certo che saranno presi immediati provvedimenti. Non solo parole!”.

Anche il presidente della Figc, Gabriele Gravina è voluto intervenire sull'accaduto: "Da quello che si legge, perché non abbiamo altri elementi, non è una bella immagine. Ho sentito Marotta, mi ha garantito che l'Inter sta mettendo a disposizionedella Digos tutte le immagini. Se dovessero essere appurate responsabilità in capo ad alcuni soggetti spetterà alla polizia e agli organi di giustizia procedere". 

Vittorio Boiocchi
Vittorio Boiocchi

L'agguato a Boiocchi

I killer erano appostati dietro l’angolo, in via Anghileri, sabato sera 29 ottobre. Conoscevano le abitudini del loro bersaglio, a cui la sorveglianza speciale imponeva di tornare nella sua abitazione entro le 22. Hanno atteso il rientro in via Fratelli Zanzottera e si sono scambiati un rapido cenno d’intesa: uno è rimasto in sella alla moto di grossa cilindrata; l’altro si è avvicinato e ha sparato, freddando il sessantanovenne Vittorio Boiocchi davanti al cancelletto dello stabile in cui viveva con la moglie Gianna Pisu, sorella di Marco, uno dei leader della curva negli anni Ottanta e poi sparito all’improvviso dall’universo ultrà. Così è morto, sabato sera all’ora di cena, il capo della Nord, a circa un’ora dall’inizio della partita Inter-Sampdoria: trasportato d’urgenza al San Carlo, è morto subito dopo l’arrivo in pronto soccorso. Lui allo stadio non ci poteva entrare "durante lo svolgimento di qualsiasi manifestazione sportiva", come disposto dal provvedimento adottato dal giudice Fabio Roia l’8 giugno 2021 su richiesta della Questura. Tuttavia, poteva stare al Baretto (pur con l’obbligo di non frequentare "persone che hanno subìto condanne o sono sottoposte a misure di prevenzione o sicurezza"), luogo di ritrovo abituale dei gruppi organizzati: lì era una presenza fissa nell’immediata vigilia dei match casalinghi della Beneamata, anche se preferiva non farsi vedere troppo in giro; così come non mancava mai alle riunioni del direttivo, al giovedì.

Le indagini

I primi passi dell’inchiesta, che dovrà scandagliare a fondo tutto il passato recente del morto e i suoi legami sia all’interno che (soprattutto) all’esterno della galassia ultrà, sono quelli abituali: acquisizione delle immagini delle telecamere di videosorveglianza (sembra che ce ne sia una all’imbocco della strada e una alla fine), analisi delle celle telefoniche e incrocio con le utenze che le hanno agganciate sabato sera e nei giorni precedenti (nell’ipotesi che gli assassini abbiano effettuato sopralluoghi in zona). Le modalità dell’omicidio fanno pensare a un raid tutt’altro che improvvisato; di conseguenza, è facile ipotizzare che gli aggressori abbiano usato un veicolo rubato o con targa contraffatta. Fondamentale per le indagini studiare tutte le relazioni pericolose che il sessantanovenne aveva riallacciato dopo aver scontato pene per un totale di 26 anni e 3 mesi di reclusione. Una serie di rapporti paralleli e su più livelli che moltiplicano le potenziali piste da seguire e rendono particolarmente complessa l’inchiesta degli investigatori della Omicidi della Squadra mobile, coordinati dal pm Paolo Storari e guidati dal dirigente Marco Calì e dal funzionario Domenico Balsamo. Nel mirino, in modo particolare, il racket dei parcheggi. 

La posizione della Digos

Nessuna violenta aggressione o minaccia né tantomeno calca e caos, con attimi concitati e tifosi che si spostano in massa verso le uscite, sabato sera allo stadio Meazza durante la ritirata dagli spalti della Curva Nord ordinata dai capi ultrà nerazzurri in seguito all'omicidio di Vittorio Boiocchi, ammazzato da due killer sotto casa nel quartiere Figino, periferia Ovest di Milano. È quanto risulta al momento dalle indagini della Digos, che sta passando in rassegna i filmati delle telecamere a circuito chiuso di San Siro di due sere fa. Certo, qualche schiaffo o insulto è partito e non è escluso che il 'codicè degli ultrà sia stato fatto valere a discapito di qualcuno che, pur conoscendolo, si sia opposto uscendone così danneggiato. Per ora però non ci sono elementi per una indagine penale e non ci sono formali denunce necessarie per aprire un fascicolo. La polizia sta comunque proseguendo ad esaminare i video per capire cosa è davvero accaduto sugli spalti, anche in vista dell'emissione di eventuali Daspo. E inoltre attende che qualcuno si faccia avanti con un esposto.