BARBARA CALDEROLA e NICOLA PALMA
Cronaca

Vizzolo, la violenza sessuale e il suicidio. “Mi offri una sigaretta?”, poi aggredisce la vittima

L’aggressione in Pronto soccorso e il volo dal quarto piano. I morsi, le molestie, poi il 28enne segue la giovane fino al suo letto. Lui nega tutto, ma il gip convalida il fermo

Vizzolo Predabissi (Milano) – L’approccio sul marciapiedi davanti al pronto soccorso: "Mi offri una sigaretta?". Poi la testa dello sconosciuto che si piega per appoggiarsi sulla spalla sinistra della ragazza, il bacio e il morso. Lei che si allontana impaurita e rientra nella stanza che le era stata messa a disposizione dalla sera precedente.

L’uomo che si materializza all’improvviso, si infila nel lettino dove sta dormendo la giovane e la costringe ad avere un rapporto sessuale, mordendola ancora e provocandole escoriazioni in varie parti del corpo. Lei che riesce a divincolarsi e a chiedere aiuto. L’intervento dei carabinieri e il fermo del presunto aggressore. Ecco la sequenza avvenuta nella notte tra lunedì e martedì all’ospedale di Vizzolo Predabissi, di cui è stata vittima la ventunenne L.L., nata a Cernusco sul Naviglio da padre albanese e madre italiana; dopo aver denunciato lo stupro ed essere stata nuovamente ricoverata, si è lanciata dal quarto piano della struttura clinica del Comune dell’hinterland sudest di Milano.

La ricostruzione, basata sulle dichiarazioni che la ragazza ha messo a verbale con i carabinieri subito dopo il raid, è contenuta nell’ordinanza di convalida del fermo firmata ieri dal gip Francesco Salerno, che ha disposto la misura cautelare dei domiciliari a casa dei genitori per A.S., ventottenne incensurato di professione magazziniere: "Come ampiamente emerso nelle indagini e ammesso dallo stesso indagato in sede di interrogatorio, è costantemente dedito all’assunzione di droghe e alcol, in conseguenza della quale perde i freni inibitori", ha annotato il giudice. Dal canto suo, S. ha respinto le accuse, sostenendo che si è trattato di un rapporto consenziente.

Stando ai primi esiti dell’inchiesta dei militari della Compagnia di San Donato Milanese, coordinati dal pm Martina Parisi e guidati dal maggiore Paolo Zupi, la ventunenne è arrivata in ambulanza all’ospedale di Vizzolo domenica sera dopo una lite domestica con il padre: ai sanitari, secondo le prime informazioni, la ragazza avrebbe anche palesato l’intenzione di intraprendere un percorso di transizione sessuale, forse alla base delle tensioni in famiglia; e dal suo passato complicato e pieno di fragilità emerge pure il coinvolgimento a più riprese dei Servizi sociali del Comune di Pioltello, dove evidentemente la ragazza ha abitato per un periodo.

L.L. è stata sistemata nella stanza numero 6 del pronto soccorso, "in attesa di collocamento tramite assistenti sociali"; tecnicamente era in una condizione di "ricovero sociale", che viene attuato quando una persona ha bisogno di allontanarsi da una situazione di difficoltà legata al contesto in cui vive (anche se agli inquirenti non risultano denunce precedenti per abusi o maltrattamenti). L’incontro con A.S. è avvenuto poco dopo la mezzanotte di martedì all’esterno del pronto soccorso: il ventottenne non ricorda bene come sia arrivato in ospedale; con ogni probabilità, l’hanno accompagnato gli amici in macchina, preoccupati dal suo stato di alterazione psicofisica. Dopo il primo approccio, respinto, l’uomo avrebbe seguito L.L. senza che lei se ne accorgesse e si sarebbe infilato prima nella camera e poi nella barella, abusando di lei.

“Tentavo di divincolarmi – il drammatico racconto della ragazza – ma ero completamente impietrita, terrorizzata e sebbene volessi urlare non riuscivo a emettere alcuna voce né tantomeno a chiedere aiuto". Dopo alcuni interminabili minuti, la ventunenne è riuscita a scappare e a chiedere aiuto al medico di guardia e all’infermiera di turno, che hanno immediatamente allertato le forze dell’ordine. Poi il trasporto al centro antiviolenze della clinica Mangiagalli e il rientro all’ospedale di Vizzolo. La prognosi di 20 giorni per i lividi provocati dai morsi di A.S. e il ricovero temporaneo nel reparto di Ginecologia. Da lì, qualche ora dopo, la ventunenne si è buttata dalla finestra, precipitando per quattro piani in un volo per lei fatale.

Ieri mattina, gli ispettori della commissione di valutazione istituita dalla Regione e guidata dal vicedirettore del Welfare Alberto Ambrosio sono arrivati in ospedale per passare al setaccio tutte le procedure, verificare quanto personale fosse in servizio in quelle ore, se fosse impegnato in urgenze e in definitiva come sia stato possibile che nessuno si sia accorto di quanto stava accadendo nella stanza in cui sarebbe stata aggredita L.L.. Gli accertamenti si concentreranno anche su quanto successo in seguito nel reparto di Ginecologia.