MARIO CONSANI
Cronaca

Volantini razzisti, condannati tre neonazisti

Le motivazioni: gli slogan non sono solo manifestazioni di pensiero

Il volantino diffuso dal Nsab finito al centro del processo

Milano, 1 agosto 2018 - I volantini erano chiari. «Uomo bianco, proteggi la tua famiglia! Tua moglie e tua figlia potrebbero essere le prossime». E a illustrarlo, un uomo di fattezze chiaramente africane che solleva con un braccio una donna bianca e la porta via. L’altro recitava: «Droga, stupri, rapine, prostituzione, criminalità e disoccupazione...» e il disegno del volto di tre uomini di etnia latinoamericana, asiatica e africana. Per aver distribuito anni fa roba del genere sotto un gazebo nell’hinterland milanese a Magenta e Corbetta, tre attivisti del Nsab, i nazionalsocialisti nostrani - in pratica veri e propri nazisti dichiarati - a marzo sono stati condannati a tre mesi di reclusione con rito abbreviato. Altri sono ancora a giudizio davanti al tribunale, come chiesto e ottenuto dal pm Piero Basilone. Nel frattempo, oltre ad alimentare di teorie hitleriane il loro sito internet, prima di Natale in una manifestazione di protesta contro gli immigrati in via Bolla, appiccicarono sui pali della luce adesivi con l’effigie di un soldato delle SS.

Ora, nelle motivazioni della sentenza pronunciata a primavera, il giudice Alessandra Clemente ricorda (pare ce ne sia bisogno) perché slogan e volantini del Nsab (Movimento nazionale e sociale dei lavoratori) non possano essere considerati semplice manifestazione di libertà di pensiero come pretenderebbero i suoi adepti. Prima ancora della legge Mancino, scrive il gup, c’è la legge del ’75 che ratificò la convenzione di New York di metà anni ’60 contro «ogni diffusione di idee basate sulla superiorità o sull’odio razziale». «Razzismo è nozione che indica le dottrine che postulano quale presupposto del divenire storico l’esistenza di razze superiori ed inferiori, le prime destinate al comando, le seconde alla sottomissione» rammenta Clemente nel suo excursus tra la giurisprudenza.

«Nel caso in esame le condotte contestate emergono per la loro linearità e semplicità e non richiedono una particolare elaborazione o valutazione. Tutti e tre gli imputati - conclude il giudice - hanno divulgato o contribuito a divulgare volantini contenenti idee basate sull’odio razziale ed etnico». Per slogan e disegni del genere «non vi è alcuno spazio per far valere il diritto di critica politica anche con riferimento al particolare clima in cui, ormai da parecchi anni, si svolgono le competizioni elettorali». E poco conta che i nazisti italiani cerchino di confondere le acque elencando 25 punti di programma con principi all’apparenza anche democratici. Non riescono comunque, osserva il gup Clemente, «a nascondere l’intrinseca contraddittorietà della loro enunciazione e il vero fondamento delle loro idee politiche in netto contrasto con ogni principio democratico di tutela dell’essere umano in quanto tale».