
Tundr, fintech fondata in città nel 2022, ora ha un’altra sede a Lecce "Una piattaforma tutto in uno, da estendere: ora guardiamo ai buoni pasto".
Trovare un modo per semplificare la gestione e la fruizione del welfare aziendale. Questo l’obiettivo che, nel 2022, si erano posti tre giovani: Giorgio Seveso, Jules Arthur Sastre e Luca Milesi. La loro idea si è concretizzata in una start-up fintech nata a Milano, Tundr, che oggi conta circa trenta membri e due sedi. "Tutto ha avuto inizio dalla nostra esperienza diretta – spiega il ceo, Seveso –. Io e Luca ci siamo conosciuti durante gli anni dell’università e, dopo aver iniziato a lavorare in azienda, ci siamo resi conto delle inefficienze che spesso caratterizzavano l’erogazione dei benefit. Per puro caso, tramite amici in comune, abbiamo conosciuto Jules durante una cena. Lui era già un imprenditore, quindi sperimentava le stesse difficoltà che riscontravamo noi, ma dal lato opposto, quello del datore di lavoro. Così, insieme, abbiamo deciso di diventare noi gli artefici di una soluzione".
In particolare, Tundr ha sviluppato una piattaforma “tutto in uno“ che consente alle aziende di offrire una vasta gamma di servizi di welfare ai dipendenti – e a questi di usufruirne facilmente. Come? Il datore di lavoro ha a disposizione una piattaforma, eventualmente controllata dalla divisione HR (Risorse umane), tramite la quale può ordinare e ricaricare delle card dedicate ai benefit. Ciascun dipendente può usare la propria, come una normale prepagata, per fare acquisti nelle tipologie di esercizi previsti dai piani di welfare e controllare il credito residuo tramite un’applicazione. "Siamo stati i primi a implementare una carta che facesse superare il vecchio modello dei voucher – afferma ancora Seveso –. È stata la nostra “fintech proposition”, ossia l’elemento innovativo sul quale abbiamo puntato fin dall’inizio. Permette di svincolare gli utenti dalla ricerca di negozi specifici che accettino quel tipo di pagamento e dall’impiego “a taglio fisso”, ossia tale per cui se si hanno buoni da 7 euro, la somma spendibile sarà sempre un multiplo di quel numero. La nostra card, essendo abilitata sul circuito Mastercard, ha, invece, una possibilità di utilizzo ampia".
Flessibilità e immediatezza sono, dunque, le parole d’ordine. E continueranno a esserlo anche nell’implementazione di nuovi servizi, che Tundr sta iniziando a studiare. Accanto alla crescita in termini di numeri, la start-up intende anche ampliare il ventaglio di prodotti che il sistema è in grado di supportare.
Infatti, al momento è attiva soprattutto sul fronte di alcuni “fringe benefit”, cioè agevolazioni accessorie quali buoni-spesa o buoni-carburante, ma l’intento è arrivare a comprenderli tutti e includere anche la gestione dei cosiddetti “flexible benefit”. "Vorremmo, un giorno, assistere le aziende anche nelle dinamiche che riguardano più da vicino il benessere dei dipendenti, sviluppando sistemi in grado di supportare agevolazioni legate all’assistenza medica, alla cultura, all’istruzione e al tempo libero. Inoltre, un mercato sul quale non siamo ancora presenti, ma che osserviamo con interesse, è quello dei buoni pasto", chiarisce Seveso.
Se l’espansione dei servizi è ancora in corso – e beneficerà sicuramente del round di investimento da 7,2 milioni di euro appena chiuso – quella territoriale è già a buon punto. Tundr possiede una sede a Milano e una a Lecce. "Abbiamo aperto da pochi mesi un nostro distaccamento al Sud, una zona sulla quale pochi dei nostri competitor sono attivi. Noi, invece, crediamo che lì si possa fare tanto sia sul fronte della sensibilizzazione delle aziende al welfare sia, più nello specifico, dell’adozione di un sistema semplice e intuitivo come quello che offriamo", commenta lo startupper. Un ulteriore elemento distintivo, oltre alla semplicità di utilizzo, riguarda l’impegno nel selezionare, tra i potenziali destinatari del “credito welfare”, esercenti attenti alla sostenibilità, in un momento storico in cui le aziende iniziano ad adeguarsi a standard più consapevoli, anche grazie agli obiettivi Esg imposti dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.
"La nostra responsible supply chain policy (politica di responsabilità aziendale sugli approvvigionamenti, ndr) va in questa direzione. Abbiamo scelto dall’inizio, di definire una serie di parametri legati alla sostenibilità e ce ne serviamo per fare uno screening dei brand e stabilire quelli presso cui è possibile utilizzare la nostra card - conclude il ceo –. Crediamo che migliorare il benessere dei dipendenti e aumentare il loro legame con l’azienda passi anche da questo tipo di attenzioni".