Milano, 26 novembre 2024 - È in arrivo un altro scossone ai vertici del Welfare lombardo: il direttore generale Marco Cozzoli sarebbe a breve in uscita dall'assessorato di Guido Bertolaso, appena nove mesi dopo averne preso le redini, vincendo un bando interno dopo che l'assessore aveva dichiarato in conferenza stampa di ritenerlo "la persona più indicata" a prendere il posto di Giovanni Pavesi, promosso direttore amministrativo dell'Aifa.
Nove mesi fa
"La Regione segue le procedure, qui non contano le tessere ma il merito e il cv. Se si farà avanti qualcuno che ha un curriculum migliore di Cozzoli saremo lieti di prenderlo, al momento non ne conosco", disse Bertolaso, rispondendo in anticipo alle critiche che gli sarebbero puntualmente arrivate dall'opposizione in quella conferenza stampa d'inizio febbraio. Alla quale s'era presentato con i guantoni da boxe, per ironizzare sui rumors di attriti tra lui e Pavesi. Un paio li aveva allungati anche a Cozzoli, perché "potrebbe capitare che tra qualche giorno sia anche lui a dover combattere con Bertolaso". Ma in base a informazioni raccolte dal Giorno la partenza del manager, più che ad attriti tra lui e l'assessore, sarebbe collegata a una volontà di riorganizzare nuovamente la struttura del Welfare.
La carriera in Regione
Cozzoli, cinquant'anni, al Welfare ha passato gli ultimi venti della trentina in cui ha lavorato per il servizio sanitario lombardo. Prima all’Asl di Milano, poi al Besta, dal 1998 in Regione Lombardia, prima in Presidenza e infine, dal 2003, all'allora Sanità guidata dallo storico direttore formigoniano Carlo Lucchina. Dell'assessorato Cozzoli ha scalato tutti i gradini, passando al ruolo di dirigente nel 2012 e occupandosi dell’area giuridica, dei sistemi informativi, del personale e del legislativo, ruolo nel quale ha coordinato i lavori tecnici delle ultime due leggi sanitarie regionali: diventarne il direttore generale l'ha considerato "il coronamento di un percorso all’interno di questa istituzione", disse al termine di quella conferenza stampa in cui posava coi guantoni accanto a Pavesi e Bertolaso.
Il futuro
Adesso, in base a quanto Il Giorno può ricostruire, Cozzoli sarebbe in partenza dal Welfare per andare a ricoprire un incarico in un altro assessorato o nella struttura della Presidenza della Regione. E sarebbe in dirittura d'arrivo anche la scelta del suo sostituto. Tra i papabili sarebbe stato valutato anche Alberto Ambrosio, l'attuale vice di Cozzoli che era stato reclutato con un incarico fiduciario dal San Matteo di Pavia, ripristinando, si sottolineò all'epoca, la tradizione di un vice medico per un direttore non medico (Cozzoli è laureato in Scienze politiche). Ma è rispuntato con forza soprattutto il nome di Mario Melazzini, attuale direttore sanitario del Niguarda ed ex assessore alla Sanità nel governo provvisorio con cui la Regione, dodici anni fa, si avviava alla fine del formigonesimo, poi all'Innovazione e alla Ricerca col leghista Roberto Maroni presidente, prima di passare all'Aifa dove è stato presidente e poi direttore generale.
L'eterno papabile
Ma la carriera del medico pavese, 66 anni, affetto da Sla, uno degli ultimi storici funzionari ciellini dell'epoca d'oro del Celeste rimasti sulla piazza, si è dipanata soprattutto nella sanità lombarda, muovendosi tra il servizio pubblico e il privato accreditato: proprio a luglio sono scaduti i due anni d’incompatibilità dovuti al fatto d’esser stato, fino all’estate del 2022, amministratore delegato della Maugeri, uno dei privati dei quali il Welfare deve sorvegliare il lavoro per conto del Servizio sanitario nazionale, spianandogli la strada per il ritorno in assessorato. Tanto che già ai tempi della scelta di Cozzoli i rumors di Palazzo Lombardia parlavano di una nomina-ponte, in attesa dell'agibilità per il manager ciellino, sponsorizzato soprattutto da Fratelli d'Italia.
L'inchiesta siciliana
Sulla strada del ritorno di Melazzini a Palazzo Lombardia lo scorso maggio s'era però frapposto un ulteriore ostacolo, quando era stato indagato dalla Procura di Messina nell'inchiesta ‘Nemosud’, partita nel 2019 dalla denuncia di un medico circa presunte irregolarità nei rapporti tra il locale Policlinico e il centro privato di riabilitazione neurologica. Melazzini s'era preso dieci giorni di ferie e si era fatto interrogare dai magistrati siciliani, dai quali aveva ottenuto il via libera a rimanere nel suo incarico (di direttore sanitario del Niguarda) a fronte delle misure cautelari che gli erano state imposte (divieto temporaneo di contrattare con la pubblica amministrazione ed esercitare l'impresa in ambito sanitario). Quasi due mesi fa, poi, la Procura di Messina ha revocato il sequestro preventivo di beni nei confronti di sette indagati, tra cui Melazzini, a seguito di un pronunciamento della Cassazione che ha chiarito come la misura non si possa applicare se non è stato accertato un arricchimento del patrimonio di un indagato riconducibile al profitto del presunto reato. I legali di Melazzini già in maggio avevano spiegato al Corriere della sera che il loro assistito "non ha mai percepito emolumenti per le attività di Nemo e Nemosud".
L'opposizione
"In soli nove mesi è stato bruciato il quarto direttore generale dell’assessorato al Welfare dell’era di Attilio Fontana a capo di Regione Lombardia - va all'attacco intanto il consigliere regionale del Pd Carlo Borghetti -. Cozzoli era stato presentato da Bertolaso come il sicuro vincitore della selezione interna per la successione a Pavesi, per le sue grandi capacità. Sono bastati nove mesi per fare cambiare idea all’assessore, che si appresta a spostare nuovamente le pedine in una sorta di risiko. Ma questi continui cambi dimostrano l’incertezza e la confusione in cui si trova la sanità lombarda, a cui sicuramente il continuo cambio di direzione non garantisce stabilità. Peraltro, si paventa un ritorno al passato, all’epoca formigoniana, ulteriore segno che questa maggioranza a guida FdI e Lega non ha né idee né risorse per governare adeguatamente la Lombardia”.