
Yuri Guaiana
Milano, 12 maggio 2017 - Yuri Guaiana, l'attivista italiano fermato a Mosca, è rientrato in Italia giovedì sera. Yuri è parso in buone condizioni e, in una video intervista all'Ansa ha detto di aver "avuto paura" ma di essere stato "trattato con rispetto". Ad attenderlo c'erano i genitori, alcuni amici dell'associazione per i diritti umani che o supporta, e Marco Cappato. Yuri è giunto all'aeroporto di Malpensa con un volo Alitalia da Mosca che è atterrato con un ritardo di circa mezzora, alle 23.09. "Quando mi hanno rilasciato - ha detto - ho dribblato la stampa per correre in treno all'aeroporto in quanto mi avevano preso un volo che partiva subito dopo e poi per ragioni di sicurezza, temendo possibili attacchi omofobi".
Yuri #Guaiana è stato rilasciato. Assistito dal Consolato, viene accompagnato ora in areoporto. @CertiDiritti #Gay #Cecenia #Mosca
— BenedettoDellaVedova (@bendellavedova) 11 maggio 2017
Questa mattina, Guaiana ha tenuto una conferenza stampa per denunciare "i pogrom" nei confronti dei gay in Cecenia. "La Russia continua a fare carta straccia dei diritti umani e dei trattati internazionali che ha firmato", ha detto. E ancora: "Mi hanno trattato con rispetto anche se la situazione era un po' tesa. Ho avuto un interprete, io non parlo russo, solo dopo l'interessamento dell'ambasciata italiana". Le accuse contro di lui sono: manifestazione non autorizzata ("eravamo in 5 e stavamo andando verso la Procura") e resistenza a pubblico ufficiale, "accusa falsa - spiega - ma necessaria per procedere al fermo amministrativo".
Il 29 maggio verrà processato, anche se in contumacia, "mentre gli attivisti russi dovranno presentarsi in aula e per loro la pena e' fino a 15 giorni di reclusione e un'ammenda fino a 1.000 euro". Quello che e' "accaduto - ha proseguito - testimonia come in Russia, dopo la svolta autoritaria di Putin, e' difficile vivere per i gay o i testimoni di Geova. La Russia continua a fare carta straccia dei trattati internazionali che ha firmato. I gay in Russia non hanno la mia fortuna". Per questo l'attivista radicale lancia un appello alla comunità internazionale perché "faccia pressioni, perché faccia di tutto affinche' quei cittadini possano vivere liberi". Yuri, inoltre, ha spiegato che la pressione della "stampa italiana è stata utile e ha fatto si' che la polizia si sia sentita controllata e ha consentito alle autorita' italiane di lavorare al meglio". Poi, ha precisato che "le casse con le firme cartacee sono state requisite e ci è già stato detto che la procedura non andrà avanti. Noi allora le invieremo in formato digitale".