MARIANNA VAZZANA
Cronaca

Yuri Urizio strangolato in Darsena, il passante contro l’aggressore: “Ho urlato per allontanarlo”

Jacopo Pietrobelli ha poi fermato una Volante di passaggio. “Soffro per la morte del ragazzo e ancora mi domando: avrò fatto abbastanza?”

Yuri Urizio (a sinistra) e Jacopo Pietrobelli

“Ho visto un ragazzo a terra e un altro sopra di lui che lo stava strozzando. Il giovane aggredito aveva il volto ferito e gonfio, pieno di sangue". Jacopo Pietrobelli, trentenne, è stato il primo passante a intervenire per fermare la furia omicida di Bilel Kobaa, il tunisino di 28 anni poi arrestato dalla polizia e ora accusato di omicidio, perché Yuri UrIzio, comasco di 23 anni, è morto per il brutale pestaggio e la presa al collo durata 7 minuti.

Si è arreso dopo due giorni di agonia, nel reparto di Terapia intensiva del Policlinico. "Io avevo appena accompagnato a casa una mia amica – racconta Pietrobelli – e stavo camminando verso Porta Genova dove avrei preso un taxi, quando mi sono imbattuto in questa scena in viale Gorizia. Ho notato che il ragazzo a terra era cosciente e ho urlato, sperando che il ferito potesse reagire. Ma invece l’aggressore ha stretto ancora di più la morsa. A quel punto sono intervenuto, spingendolo via".

Pietrobelli ha quindi cercato di soccorrere Urizio "ma non rispondeva a nessuno stimolo e non sentivo neppure il battito. Stavo per fare il massaggio cardiaco quando ho visto passare una Volante della polizia e ho chiesto aiuto". Poi è rimasto in viale Gorizia fino all’alba. "Ero preoccupato per il ragazzo aggredito. Poi, venerdì, è stato tremendo apprendere della sua morte. Vorrei aver fatto di più, ho la tremenda sensazione di non aver fatto abbastanza. Io compirò 31 anni il 29 ottobre, Yuri Urizio avrebbe potuto essere mio fratello minore".

Un segno del destino che il giorno successivo, il 30 ottobre, Yuri ne avrebbe compiuti 24. "È assurdo morire così a 23 anni. Non mi capacito", commenta Pietrobelli. Nato a Firenze, agente immobiliare con esperienza nel campo della ristorazione, vive a Milano da 8 anni dopo aver vissuto anche in altre città. "Inizialmente, Milano mi sembrava più sicura delle altre città ma ora mi sono ricreduto. Io stesso sono stato rapinato lo scorso aprile in zona Moscova: uno sconosciuto mi ha puntato un coltello per rubarmi orologio e bracciale".

La famiglia di Yuri è chiusa nel dolore. "Fai buon viaggio amore mio", scrive la cugina Nelly su Instagram, sotto una foto che li ritrae insieme. E sempre sui social intanto si moltiplicano i pensieri per lui e per la sua famiglia. "Oggi Milano ha perso un figlio. Pazzesco morire così negli anni più belli della vita", è uno dei messaggi. "Riposa in pace Yuri, è tutto così assurdo", un altro. Ancora : " Nessuno ha il diritto di togliere la vita a un’altra persona, riposa in pace bellissimo angelo". "Davanti a una tragedia così grande posso solo esprimere le mie sincere condoglianze alla famiglia". Tanti si scagliano contro "mancanza di sicurezza" ed esprimono rabbia nei confronti dell’assassino.