ANNA GIORGI
Cronaca

Omicidio Castelli, niente sconti al killer in Appello. Ma lui non ci sta: ricorrerà in Cassazione

Zakaria Atqaoui, confermati i 24 anni comminati in primo grado. La famiglia della vittima: “Noi abbiamo perso comunque, cerchiamo solo di andare avanti”

Sofia Castelli aveva vent’anni: fu uccisa da Atqaoui nella notte tra il 28 e il 29 luglio del 2023

Sofia Castelli aveva vent’anni: fu uccisa da Atqaoui nella notte tra il 28 e il 29 luglio del 2023

Milano, 19 dicembre 204 – Un’unica udienza, in una brevissima camera di consiglio, con immediato deposito del dispositivo che ha confermato la condanna a 24 anni di carcere per Zakaria Atqaoui, il 24enne italo-marocchino che a fine luglio dello scorso anno, ammazzò a coltellate l’ex fidanzata Sofia Castelli, di 20 anni, dopo avere aspettato che lei rientrasse a casa, chiuso nell’armadio della sua camera da letto.

Ossessionato dalla giovane e bella ex, che non lo voleva più e usciva con le amiche, l’ha sgozzata nel sonno con premeditazione, rubando una copia delle sue chiavi di casa, a Cologno Monzese, la mattina stessa dell’omicidio, per poi entrare quando lei era in un locale a ballare, nascondersi in un armadio, aspettare il suo rientro e punirla a coltellate.

Gli aiuti e la rabbia

Atqaoui era stato a lungo legato sentimentalmente a Sofia Castelli, una storia fra ragazzi come tante, lui aveva avuto una infanzia difficile, abbandonato dai genitori a 16 anni non aveva più avuto una famiglia e nemmeno un posto in cui andare.

I genitori di Sofia l’avevano quindi accolto in casa loro e aiutato durante il lungo periodo del lockdown. Poi, quando tutti erano tornati alla vita normale e Sofia l’aveva lasciato definitivamente, lui non accettava l’idea di non avere più nulla. Non Sofia, non una famiglia, e non riusciva a voltare pagina, a costruirsi una vita.

La premeditazione dell’omicidio

Così, aveva meditato nei dettagli l’orrore, approfittando dell’assenza dei genitori di Sofia che erano in Sardegna a festeggiare il compleanno della nonna. Lei era sola, a casa, e assaporava la piena libertà, aveva addirittura conosciuto amici nuovi con cui uscire e divertirsi, aveva ripreso gli studi all’università che andavano a gonfie vele, un torto imperdonabile a suoi occhi che doveva pagare con la morte. E così è stato.

In primo grado Atqaoui era stato condannato a 24 anni, non all’ergastolo come chiedeva la famiglia, perché le aggravanti della premeditazione e del legame affettivo erano state equiparate alle attenuanti generiche tenendo conto del “comportamento tenuto dopo il delitto” da parte dell’imputato, che si è assunto “tutte le responsabilità”, ricostruendo l’omicidio “in tutti i suoi dettagli”.

Per i giudici aveva avuto un peso anche la giovane età dell’imputato e la storia familiare particolarmente difficile.

Niente resa

Zakaria aveva presentato appello sperando in una riduzione della pena. Possibilità negata dalla Procura generale quando, come in questo caso, c’è un giudizio di equivalenza tra aggravanti e attenuanti. E i giudici d’appello hanno infatti confermato la pena. Ma l’assassino non si ferma, farà ricorso in Cassazione.

“Noi abbiamo perso comunque, già dal primo grado e oggi cerchiamo solo di andare avanti, di ricominciare a vivere”, ha detto Aurora Fiameni, l’amica del cuore di Sofia, che la notte dell’omicidio dormiva nella stanza accanto alla sua e non si è accorta di nulla.