ANNAMARIA LAZZARI
Cronaca

Ordinanza anti movida selvaggia: le reazioni dei titolari dei locali

Sono 38 le strade “a elevata tutela” distribuite in nove aree: qui d’ora in avanti sarà possibile aprire solo attività diurne

Movida e controlli in zona Porta Venezia (Archivio)

Movida e controlli in zona Porta Venezia (Archivio)

Milano, 20 agosto 2024 – Per una volta il tentativo di “irreggimentare” la movida da parte dell’Amministrazione non incontra resistenze nei locali, almeno di alcuni dei più storici che abbiamo interpellato.

Da ieri, lunedì 19 agosto, è entrata in vigore la nuova ordinanza che rende più difficile in nove zone (Nolo-via Padova, Lazzaretto-via Melzo, Isola, Sarpi-Arco della Pace, corso XXII Marzo, Bligny-Porta Romana, Porta Ticinese, Darsena-Porta Genova, corso Como-Garibaldi) l’apertura di nuove insegne.

L’elenco delle strade

Il regolamento, già approvato a maggio dal Consiglio comunale e atteso da 12 anni, disciplina in modo più restrittivo il rilascio di nuove autorizzazioni commerciali nelle “zone a sottoporre a tutela” (definite anche “gialle”) e nelle “zone da sottoporre a elevata tutela” (o “rosse”).

Sono 38 le strade che rientrano nella classificazione rossa dove sarà possibile, d’ora in avanti, aprire solo locali diurni. Si tratta di piazza Morbegno, largo Bellintani e le vie Venini, Varanini, Lecco, Lazzaro Palazzi, Tadino, Panfilo Castaldi, Melzo, Lambro, Malpighi, Borsieri, Della Pergola, Lambertenghi, Sarpi, Canonica, Sabatelli, Cesariano, Maggi, Volta, Brera, Fiori Chiari, Madonnina, Vigevano, Ascanio Sforza.

E ancora: piazza Gramsci, l’Arco della Pace, corso Sempione, piazza Del Carmine, piazza Santissima Trinità, corso Como, viale Pasubio, piazza 25 Aprile, corso Garibaldi, le Colonne di San Lorenzo, Naviglio Grande, Naviglio Pavese e la Darsena.

Le reazioni

“Una regolamentazione è necessaria per trovare un equilibro fra lo sviluppo d’impresa e il diritto al riposo dei residenti. Ci sono quartieri che negli ultimi anni sono stati interessati dal proliferare di attività. In via Borsieri quando abbiamo aperto nel 2003 c’erano solo quattro o cinque locali notturni, adesso sono diverse decine” argomenta Daniele Genovese, direttore generale del Blue Note, jazz club e ristorante inaugurato all’Isola 21 anni fa.

“Bene il provvedimento, ma sarebbe stato ancora più efficace se fosse stato più restrittivo, impedendo in alcune vie l’apertura di nuovi pubblici esercizi tout court, una volta superato un certo limite. È una battaglia però che un’amministrazione da sola non può affrontare se non vuole essere impelagata in cause al Tar. La partita dovrebbe essere gestita a livello governativo” ragiona Micaela Mainini, terza generazione alla guida del leggendario bar Jamaica di via Brera, aperto dal 1911 e “covo“ di artisti.

La normativa

Nelle zone a maggior tutela individuate da Palazzo Marino (la mappa verrà aggiornata ogni 2 anni) non sarà più sufficiente presentare la Scia per aprire una nuova attività di pubblico esercizio ma si dovrà sottoporre le richieste agli uffici comunali che le vaglieranno attraverso punteggi basati su criteri rigorosi.

Per fare un esempio si avrà un punteggio più alto quando nei dintorni ci sono meno di sette locali e se l’attività è lontana da ospedali e Rsa. “Si attribuisce un punteggio definito in base al potenziale impatto connesso all’apertura prolungata in orario serale” si legge nel regolamento. Premiante la scelta di non richiedere (neppure in futuro) la concessione per l’utilizzo di dehors o la presenza di steward nel proprio locale.

Secondo Luca Alberio, socio del Cape Town di via Vigevano, aperto dal 1999, la stretta all’apertura di nuovi locali è “doverosa, sui Navigli in 25 anni fa sono quadruplicate le insegne”.

Ma non risolve “il problema dello scadimento della proposta, con offerte di chupiti e caraffe di alcol a pochi euro. Un fenomeno che non può essere risolto del resto per “decreto”. La qualità dei locali è una questione di una certa alchimia, di coraggio di imprenditori della notte e, soprattutto, di richiesta da parte degli avventori di un’offerta distintiva”.