Milano, 30 dicembre 2024 – L’ordinanza della Prefettura di Milano che istituisce le zone rosse preoccupa gli avvocati penalisti di Milano. “Al di là di facili considerazioni di tipo sociologico sui bersagli non dichiarati dell'iniziativa assunta dalla Prefettura di Milano (ove addirittura si evoca una sorta di presunzione di pericolosità per i giovani extracomunitari di "seconda generazione"), non possiamo, da avvocati penalisti, non preoccuparci per i riflessi che il provvedimento determina sulle garanzie individuali".
Una restrizione degli spazi di libertà
Si legge così in una nota particolarmente dura del consiglio direttivo della Camera penale di Milano. “Diminuiscono i reati (ma aumentano gli arresti); e forse proprio per rassicurare ancora di più i milanesi, si istituiscono le zone rosse (...) al fine di fronteggiare ‘la presenza di soggetti molesti e aggressivi, dediti alla commissione di reati e non in regola con la normativa in materia di immigrazione, tale da incidere negativamente sulla percezione di sicurezza dei cittadini e dei turisti che fruiranno di quelle aree'. Ancora una volta, pur a fronte del calo dei reati rispetto all’anno precedente, che è proprio il Prefetto a richiamare nel comunicato con cui si annuncia l’adozione del provvedimento, la percezione d’insicurezza – vera o presunta - diviene l’occasione per restringere spazi di libertà".
I punti critici
Tre i punti critici sollevati dall'associazione dei penalisti milanesi. “In primo luogo, allarma il fatto che diritti tutelati a livello costituzionale e convenzionale (...) vengano compressi con provvedimenti dai contenuti tutt’altro che tipici, che rimandano a categorie impalpabili (atteggiamenti aggressivi? Concreto pericolo per la sicurezza pubblica?), e di durata non corrispondente alle presunte ragioni di urgenza legittimanti il provvedimento di natura eccezionale. Si sottrae, così, spazio al controllo democratico garantito dal procedimento legislativo e, attraverso interventi di soft law, s’interviene su libertà fondamentali del cittadino”.
E ancora, “che tali provvedimenti si rivolgano contro persone destinatarie di mera segnalazione all’autorità giudiziaria è dato altrettanto preoccupante, contrario al principio della presunzione di non colpevolezza e peraltro anche al buon senso, trattandosi in diversi casi di tipologie di reato perseguibili a querela suscettibile di remissione”.
Infine, "sorprende che la Prefettura adotti tale provvedimento nonostante analoghe ordinanze – sempre ispirate da logiche securitarie e accompagnate da campagne emergenziali – siano state annullate dai giudici amministrativi proprio per le ragioni poc’anzi esposte (genericità dei presupposti e inammissibili presunzioni legate precedenti di polizia non verificati): il TAR della Toscana, sezione II, annullò con sentenza del 23 maggio 2019, un’ordinanza del Prefetto di Firenze che aveva istituito zone rosse sulla scorta di motivazioni sovrapponibili a quelle sottese al provvedimento dello scorso 27 dicembre. Sembra proprio che Milano voglia anticipare i tempi, introducendo per via amministrativa una parte del progetto securitario contenuto nel “ddl sicurezza” in discussione al Senato e sul quale anche il Consiglio d’Europa ha espresso proprio in questi giorni riserve e allarmi. Per questo noi avvocati penalisti non possiamo tacere. Anche se ci circonda un silenzio assordante”.