REDAZIONE MILANO

Alain Delon, Rocco Parondi e la Milano del capolavoro di Visconti

“Rocco e i suoi fratelli” è ambientato nel capoluogo meneghino ed è ispirato ai racconti del milanese Giovanni Testori. L’attore francese rese perfettamente l'introversa malinconia del giovane protagonista, figlio del Meridione immigrato al Nord

Milano – È scomparso a 88 anni l’attore Alain Delon. La sua lunga carriera è legata in maniera indissolubile al capolavoro del 1960 firmato Luchino Visconti “Rocco e i suoi fratelli”, ambientato a Milano, dove si svolsero gran parte delle riprese. La pellicola, che vedeva Delon nei panni di Rocco Parondi, è ispirata ai racconti del giornalista e poeta milanese Giovanni Testori ne “Il ponte della Ghisolfa”. Milano, ma non solo. Alcune scene furono girate anche sul lago di Como, tra Lierna e Bellagio. Delon, il più talentuoso e affascinante degli attori francesi, si impose sulla scena internazionale negli anni Sessanta grazie alla scuola di Visconti, che, proprio a partire da “Rocco e i suoi fratelli” (e poi con “Il Gattopardo”) mise in luce il carattere magnetico della sua bellezza.

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Per quanto concerne il capoluogo meneghino le riprese si svolsero ad esempio nella palestra di via Bellezza (dove oggi si trova la sede del circolo Arci Bellezza). Parte del drammatico finale dell’opera è ambientato all’Idroscalo (dove Nadia viene uccisa a coltellate da Simone, uno dei fratelli di Rocco-Delon) ma le riprese in realtà si svolsero presso il lago di Foligno, nel Lazio, perché non fu concesso il permesso per girare. 

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Il maestro Visconti permise a Delon di lasciar affiorare una complessità interpretativa, che lo impose all'attenzione, quando lo diresse magistralmente in "Rocco e i suoi fratelli" (1960), opera in cui lo spirito neorealista si fonde con le cadenze del melodramma. Delon rese perfettamente l'introversa malinconia del giovane protagonista, il boxeur Rocco Parondi, un figlio del Meridione immigrato a Milano, proletario dall'animo 'viscontianamente' nobile, ma destinato per la sua eccessiva mitezza a risultare un perdente. 

La trama 

Una povera vedova, Rosaria, lascia in treno, con i suoi quattro figli, il paese della Lucania in cui è nata, per trasferirsi a Milano, dove vive il figlio maggiore, Vincenzo. Questi non può fare molto per la famiglia, ma riesce ad introdurre i fratelli nel mondo del pugilato. Simone, il più ambizioso, si dedica con fervore alla nuova professione, ma dopo un promettente inizio, finisce per frequentare ambienti poco raccomandabili. Rocco invece trova lavoro in una lavanderia, Vincenzo ottiene un impiego saltuario, Ciro diventa un operaio specializzato, e Luca, il più piccolo, si industria per guadagnare anche lui qualche soldo.

Simone ha una relazione con Nadia, una prostituta che dopo qualche tempo finisce in prigione. Rocco la ritrova nella piccola città di provincia dove presta servizio militare: tra i due germoglia un sincero affetto, e, tornati entrambi a Milano, fanno progetti di matrimonio. Ma anche Simone è innamorato di Nadia, e avendola sorpresa col fratello, reagisce con violenza. Il film di Visconti vinse il Premio Speciale della Giuria alla 21esima edizione della Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia 1960, il Nastro d'argento 1961 come Miglior film, Migliore sceneggiatura e Migliore fotografia, il Globo d'oro per il Miglior film 1961. E il David di Donatello 1961 andò al produttore Goffredo Lombardo.