Milano – Bum . «Un giorno vorrei tanto cantare nel half time show del Superbowl". Se nel dorato mondo della musica italiana la massima aspirazione dell’arista emergente è quella di poter incassare un giorno l’applauso dello stadio di San Siro, Alis Ray inizia a portarsi avanti coi sogni. E questo perché lei il popolo del Meazza l’incontra già domani, salendo in scena prima di Vasco. Parmense trapiantata a Milano ormai da una decina d’anni, Annalisa Stecconi, come si chiama all’anagrafe (il nome d’arte, dice, l’ha scelto per far splendere quel raggio di luce che si porta dentro) è, infatti, una delle 11 promesse laureate dal concorso “Zocca Paese della Musica” che gli regala il palco, il microfono e i fan di Mr. Albachiara. Prima edizione trionfale con 518 iscritti, 17 finalisti e 11 vincitori. I primi sette, Namida, Cindy And The Rock Hysteria, Leo Badiali, Deshedus Project, Magenta#9, Alis Ray, appunto, e Campi stanno aprendo, uno per sera, i concerti di San Siro, gli altri 4 introdurranno le quattro date di Bari.
Alis, come se l’immagina il Meazza?
"Grande, con una bellissima energia. Canterò quattro brani, tutti firmati da me. Tre dal mio album d’esordio ‘Fuori dai sogni’, intitolati ‘Cambia adesso’, ‘Vivere il cuore’ e ‘Sei con me’, più ‘Set me free from myself’ che è quello con cui a fine maggio ho vinto il contest di Zocca".
Perché “Fuori dai sogni”?
"Perché i sogni si possono realizzare e quindi le fantasie trasformarsi in realtà".
Potendo dedicare a Vasco una sua canzone, quale sceglierebbe?
"Probabilmente ‘Liberi… liberi’ perché ne condivido pienamente il messaggio: cercare la nostra libertà dentro di noi prima che fuori".
Vasco l’ha mai incontrato?
"No, perché mentre noi eravamo a Zocca impegnati nel concorso lui stava preparando lo show tra la Puglia e Bibione".
Se accadesse, cosa gli chiederebbe?
"Se è felice. Mi piacerebbe sapere se a lui, che ha avuto tutto dalla vita, manca qualcosa".
Quali sono le sue referenze?
"Sono cresciuta tra pop e classic-rock, passando dall’ascolto degli U2 a quello di Bon Jovi, dei Pearl Jam o degli Aerosmith. Anche se il top del canto per me è sempre stata Whitney Houston. Da ragazza ero affascinata, come tutte, da Britney Spears. La musica italiana l’ho scoperta solo quando ho cominciato a cantare grazie a interpreti come Mia Martini, Mina, Elisa, Giorgia, Carmen Consoli".
Quando ha deciso di seguire questa strada?
"All’età 4 anni qualcuno mi chiese che lavoro avrei voluto fare da grande. Risposi senza esitazioni: la cantante. Ma la mia famiglia non era convintissima e mi spinse a fare altro. Solo 7 anni fa, quando già risiedevo a Milano, ho iniziato a studiare seriamente, a scrivere canzoni e a fare i primi live. Anche se il sogno è rimasto a lungo chiuso nel cassetto per timori e le insicurezze del dover affrontare un pubblico. Ricordo, ancora, che il mio primo concorso l’ho affrontato cantando seduta e con le spalle rivolte alla sala".
Perché ha deciso di trasferirsi?
"L’ho fatto in cerca di un riscatto lavorativo.Ho fatto la segretaria, la modella, l’hostess. A Milano ho raggiunto un ruolo dirigenziale. Ma la mia ambizione vera è cantare. Mi sono sempre fatta domande sul senso della vita e la risposta è che se siamo qua abbiamo tutto il diritto di vivere un’esistenza piena e felice".