
Amii Stewart nata a Washington ha trovato casa (anche) in Italia Il 7 marzo sarà sul palco del Live a Trezzo
Milano – Se ci sono americani che la loro America l’hanno trovata in Italia, Amii Stewart appartiene di sicuro alla schiera. Nata a Washington, Amy Paulette, come si chiama all’anagrafe, ha infatti un animo in bilico sulle due rive dell’Atlantico che squaderna il 7 marzo sul palco del Live Club di Trezzo accompagnata da un quintetto diretto dal pianista Giuseppe Arezzo. Nella vita quella massa floreale che s’è tatuata sul capo “perché stanca del trucco e parrucco” le fa da elmo e da alloro, proteggendola dal tempo che passa e onorando una carriera deflagrata nel ‘79 grazie al successo planetario di “Knock on wood”, 8 milioni di copie vendute a ogni latitudine, prima hit di una discografia che la colloca tra le regine degli anni Ottanta.
“Eddie Floyd, autore di quel celebrato evergreen, mi chiamò dicendo: se vuoi cantare qualcos’altro di mio, ben venga!”, racconta divertita dalla sua residenza gallurese. “Quello con la Sardegna è un amore profondo, divampato durante la pandemia quando con mio marito Pietro (Cappa, ndr) decidemmo di passare la quarantena nella nostra casa vacanze rendendoci conto, alla fine, che era quello per entrambi il posto del cuore. Dopo aver vissuto a New York, a Londra e a Roma, in una grande città senza sole e mare fuori dalla finestra non potrei più starci. Ecco perché amo venire a Milano per lavoro, ma non ho mai pensato di metterci le radici”.
A proposito di radici, lo spettacolo s’intitola Live Back to My Roots.
“Sì, perché le mie ‘roots’, le radici, stanno nella musica rhythm’n’blues, blues, jazz e soul. I miei genitori m’hanno svezzata ascoltando Billie Holiday, Ella Fitzgerald, Sarah Vaughan, Ray Charles, anche se poi, crescendo, mi sono spostata verso artisti Motown e Stax come Temptations, Four Tops, Isaac Hayes, Stevie Wonder”.
Se “Knock on wood” è un brano obbligato dei suoi concerti, pure “Grazie perché”, il duetto con Gianni Morandi attinto dalla “We’ve got tonight” di Bob Seger arriva a grande richiesta.
“Solo quando canto musica classica nei teatri d’opera ‘Knock on wood’ rimane fuori scaletta, altrimenti c’è sempre. Pure nei concerti con orchestra sinfonica. ‘Grazie perché’ ha cambiato pelle nel tempo, visto che era nata appunto come duetto, ma non manca mai, così come ‘Friends’ di Mike Francis o, quando è possibile, un omaggio al maestro Morricone”.
Il suo colpo di fulmine per l’Italia è arrivato nell’83.
“Per dirla con don Vito Corleone, la Rca Italiana mi fece un’offerta che non potevo rifiutare: se firmi con noi, avrai carta bianca”.
Più convincente di una testa di cavallo nel letto.
“Tant’è che andai a Sanremo con ‘Working late tonight’, un pezzo r&b che mi consentiva di accantonare l’immagine dance che m’era rimasta incollata”.
Ora cosa le piacerebbe trovare dietro l’angolo?
“Un set cinematografico. Girare con un regista che stimo molto, come Ferzan Özpetek ad esempio, sarebbe un sogno”.
E un duetto, invece, con chi?
“Con una delle nuove realtà del panorama musicale americano, Teddy Swims”.