Milano – Un salto nel vuoto senza paracadute. “Ma atterraggio morbido, grazie a Francesco de Gregori” assicura Angela Baraldi. Per lei accompagnare l’uomo di “Rimmel” quest’estate in tour è stato un tuffo nel passato, frammenti di memoria legati ai concerti del ’93, quando sul palco trovarono modo di duettare pure la dalliana “Anidride solforosa”. Nuovamente compagni di viaggio in tour, dunque, ma pure in studio per il nuovo album della cantautrice bolognese “3021”. Disco scritto con Federico Fantuz e prodotto da Caravan, etichetta dell’amico “Principe”.
Angela, cosa le ha raccomandato Francesco?
“De Gregori mi ha dato consigli pratici. Ha sposato il progetto, infatti, già in fase avanzata. Penso di non aver tradito il mio intento, badando molto alla sincerità di quel che canto. Quando l’ho messo al corrente dei miei progetti m’ha detto: ‘mi hai fatto ascoltare queste canzoni come se fossero niente e invece sono buone’. Quindi non mi ha dato solo il coraggio di finirle, ma ha regalato ai miei pezzi pure una casa”.
Perché ha lasciato passare otto anni dal predecessore “Tornano sempre”.
“Perché, evidentemente, scrivo una canzone all’anno. A parte gli scherzi, la pandemia ha inferto un colpo durissimo a quel mondo di mezzo fatto di club e locali per la musica che, finita l’emergenza, non hanno riaperto. Quello era il mio mondo e così, per pagare l’affitto, ho allentato i miei tempi di musicista per fare altro”.
“Cosmonauti” è dedicata a Lucio Dalla.
“Volevo parlare di Lucio con affetto, ma senza citarlo. E invece nell’ultima strofa m’è scappato un ‘a modo mio’”.
La Baraldi attrice nel 2005, grazie a “Quo Vadis, Baby?” di Salvatores, ha vinto il Premio Flaiano come Miglior attrice esordiente, l’Efebo d’Oro e l’Iris d’argento al Montreal Film Festival.
“Già. Arrivò pure la serie tv su Sky, ma non sempre c’è continuità, a me non andò bene con un produttore. Ero nel suo ufficio per parlare di lavoro quando fece partire un video hard. Nel cinema ci sono regole da conoscere per proteggersi, come attrice sono sempre stata schietta, non mi sono mai informata su dinamiche che mi avrebbero reso la vita più facile ma ho accettato di essere un po’ selvatica”.
Sanremo l’ha fatto nel ’93, incassando con “A piedi nudi” pure il Premio della Critica.
“Il Festival rimane una vetrina molto importante per chi ha qualcosa da dire. Ma io penso sia nobile pensare di farcela anche percorrendo altre strade”.
Perché “3021”?
“Quando nel ’68 Stanley Kubrick girò il suo ‘2001 Odissea nello spazio’ il futuro immaginato in quel film non era poi così lontano. Io ho cercato un salto temporale maggiore, per creare un vuoto mentale e un senso di disagio al pensiero se allora ci sarà ancora l’umanità”.
Secondo lei, ci sarà?
“Da donna romantica penso che sì, ci sarà ancora. E continuerà ad innamorarsi”.