MAURO CERRI
Cultura e Spettacoli

La poetessa, il pugile e i detenuti: "Insieme sul ring dell’esistenza"

Nel libro "Per essere chiari" Antiniska Pozzi racconta il progetto Pugni Chiusi nelle carceri milanesi e un magnetico intreccio di personaggi

Antiniska Pozzi con il pugile Mirko Chiari ideatore di Pugni Chiusi

Milano, 13 giugno 2021 - Sono frammenti immutabili di dna e la variabile incerta degli incontri a decidere il nostro destino, a decretare chi diventeremo. Quale dei due elementi prevale sull’altro? Se lo chiede spesso Antiniska Pozzi, poetessa e scrittrice per vocazione ancor prima che per scelta. La risposta l’ha trovata inciampando nella vita di Mirko Chiari, pugile per ostinazione e istruttore di boxe per precisa volontà. Dal loro incontro, sullo sfondo denso di vita e pericoli della periferia nord di Milano, che può condannarti o elevarti con eguale possibilità, è nato il racconto di un’esperienza che va oltre l’ispirazione iniziale dell’autrice: documentare, cioè, il progetto Pugni Chiusi che Mirko Chiari ha portato come volontario dentro le carceri di Bollate e Milano. Le lezioni di pugilato ai detenuti, certo, dove Mirko - che l’umido della cella lo ha respirato per una sola notte ma così lunga da cambiargli la vita - più che la tecnica insegna la gestione della rabbia e dell’offesa, la resistenza all’istinto della reazione immediata, l’arte di incassare, essenza del pugilato e forse della vita. Così su quel ring ci salgono in tanti, il bandito specializzato nei colpi in banca o la bellissima donna imprigionata nel corpo di un uomo e molti altri “ospiti“ del penitenziario. Qualcuno resiste, parecchi mollano perché la disciplina e la motivazione per rimanere là sopra pretendono un prezzo alto tanto quanto la ricompensa. Ognuno è una storia che nessuna definizione può cristallizzare, figuriamoci quella di “detenuto“. Sul ring ci è salito anche lo sguardo di Antiniska Pozzi che quelle storie ha provato a raccogliere, trasmettere e rielaborare nelle pagine di “Per essere chiari" edito da Milieu, un romanzo che nasce come biografia e si trasforma in qualcosa d’altro che sfugge alle etichette proprio come i suoi personaggi. Un gioco di contrasti, come la boxe, come il linguaggio poetico a illuminare gli angoli bui di Milano dove si rubano motorini o ad amplificare i tonfi sordi dei guantoni appena prima degli schizzi di sangue sulle pareti. Un mondo di maschi indagato dagli occhi di una donna. "Il mio linguaggio risponde al mio modo di osservare il mondo – spiega l'autrice, giornalista milanese, già autrice di “Dove vanno le iguane quando piove“ e di varie raccolte di poesia – e osservare questo mondo è stato un viaggio faticoso e sorprendente, come lo è la vita di Mirko e degli altri personaggi che ho incontrato in questi due lunghi anni di scrittura e conoscenza".