MARIANNA VAZZANA
Cultura e Spettacoli

“Mussolini e D’Annunzio facevano dissing?”: Barbero a Milano e studenti a lezione di fascismo

Domande e risposte sull’avvento del fascismo dopo il debutto della serie Sky “M – Il figlio del secolo“. Al Teatro Lirico in 1.300. “Si sapevano insultare. Dittatura? Non solo camicie nere, leggi che tolgono libertà”

Alessandro Barbero con Davide Savelli

Alessandro Barbero con Davide Savelli

MILANO – “Lei sa cos’è un dissing?”. “Un dissing? No, sono un uomo del Medioevo”. Applausi dalla platea di 1.300 ragazzi delle scuole superiori che ieri mattina hanno assistito alla lezione speciale dello storico Alessandro Barbero promossa da Sky in collaborazione con Chora Media e Will al Teatro Lirico Giorgio Gaber.

Al centro: l’avvento del fascismo, in occasione dell’uscita della serie tv Sky Original “M - Il Figlio del Secolo” (disponibile su Sky in prima serata al venerdì e in streaming su NOW) tratta dal libro di Antonio Scurati, con protagonista Luca Marinelli, lunedì tra gli studenti. La prima puntata è stata proiettata alla fine dalla mattinata, durante la quale il professore ha dialogato con Davide Savelli con cui conduce il podcast “Chiedilo a Barbero”. Luogo non casuale, il Lirico, “perché qui, il 16 dicembre 1944, Mussolini tenne il suo ultimo discorso pubblico”, evidenzia Barbero. Tra le domande, quella di Paola da Milano: “Mi piacerebbe sapere se ci sia mai stato un dissing tra Mussolini, D’Annunzio e Marinetti”.

Chiarito cosa sia un dissing, non inventato dai trapper, visto che “anche nel medioevo ci si insultava, penso alla tenzone tra Dante e Forese Donati, anche se era uno scherzo”, dice lo storico, “Mussolini, D’Annunzio e Marinetti erano tutti e tre bravi”, risponde. In cima al podio colloca D’Annunzio. “D’Annunzio e Marinetti si odiavano. Marinetti dice a D’Annunzio che è un arrivista, un ciarlatano, un poetino. Ma D’Annunzio gli risponde che è un cretino fosforescente, un cretino con rari sprazzi d’imbecillità”. E anche Mussolini “quando vuole essere cattivo con le parole ci riesce: il partito di Matteotti, il Partito socialista unitario, Psu, per lui era “il pus“”.

Molti chiedono perché nessuno fermò il fascismo. “Da un lato – dice Barbero – è bello vedere che ci sia l’incredulità. Ma bisogna anche non essere ingenui: quella era un Italia in cui queste cose avevano un consenso. L’intero squadrismo è stata un’illegalità ininterrotta”. Per spiegare la dittatura, elenca leggi e le norme fino al Regio decreto del 6 novembre 1926 “che dà disposizione al prefetto di sciogliere tutte le organizzazioni che facciano attività contraria al regime. Una serie di leggi che con un’apparenza di totale legalità istituzionale tolgono libertà e diritti. Oggi tutti quelli che si preoccupano di un possibile ritorno del fascismo non si preoccupano del fatto che ci mettano di nuovo in camicia nera, che ci obblighino a fare il saluto romano, che stiamo per dichiarare guerra all’Etiopia, o magari agli Stati Uniti. Nessuno ha paura di questo. Però quando senti parlare di leggi di maggioranza, di stabilità governativa, di decreti legge, usati anche quando non c’è urgenza, del fatto che bisogna rafforzare la posizione del capo del governo, allora ti dici non è che siamo lì... però”. Altro applauso.

Tante le scuole presenti, non solo da Milano e hinterland ma anche da Biella e Cairo Montenotte. “A me stupisce che oggi ci siano gruppi di estrema destra che si riuniscono, che a commemorazioni fanno il saluto romano”, commenta Sara Biagi dell’Istituto Galilei-Luxemburg. La compagna Alessia Osti aggiunge: “Grave pure che certi politici non vogliano dire di essere antifascisti”. Sandro Felix, del Kandinsky, riflette sul fatto che “il fascismo è una parte della nostra storia e dalla storia bisogna imparare. Lo dico io, che non amo molto questa materia. Barbero però ha la capacità di affascinare e coinvolgere”.