Rosa, rosae, rosae, rosam… Tra le tante declinazioni del fiore divenuto per lui un emblema e un incubo, Blanco preferisce forse quella suggerita dal poeta francese Alfred de Musset ricordando che ogni petalo è un’illusione e ogni spina una realtà. L’illusione è stata quella di mettere in agenda per questa estate due stadi (e un’arena) con la convinzione di riempirli fino all’orlo, la realtà dover rinunciare all’arena e faticare (abbastanza) ad affollare gli stadi nonostante il duetto con Mina di “Un briciolo d’allegria” e l’arrivo sul mercato di un album ambiziosissimo come “Innamorato”. Dopo i 350mila spettatori messi a bilancio con i concerti della scorsa estate s’è voluto alzare forse un po’ troppo l’assicella, ma nello show della settimana scorsa all’Olimpico di Roma il ribelle bresciano (che all’anagrafe rimane Riccardo Fabbriconi) ha dimostrato di sapere il fatto suo e di avere la forza necessaria per sopportare il peso degli impegni che questo incredibile momento della sua vita gli carica sulle spalle. Giovedì arriva il giudizio di San Siro.
Lo stadio è lo stadio .
"C’è l’ossessione del sold out, ma amen: ho visto concerti bellissimi con 50 persone. E poi ho una gran voglia di crescere, di fare nuove esperienze".
Che significa riempirli a vent’anni.
"Mio padre è stato il primo, già a Sanremo, ad aprirmi gli occhi: scordati di essere un ragazzo di vent’anni, perché da ora in poi sarai giudicato come un uomo di quaranta".
E sua madre?
"Mi ripete di aver perso un figlio, perché non ci sono mai".
Bel traguardo per uno di Calvagese sulla Riviera.
"Se vieni da un paesino di 3.600 anime puoi stare sicuro che nessuno ti regalerà niente. Che dovrai lottare. Ma alla fine la musica vince sempre. Anche se, oltre alle capacità, occorre una bella dose di fortuna; diciamo un 70% di bravura e un 30% di cu*o".
Gli stadi sono il trampolino per…
"Vorrei tanto sfondare all’estero ed esibirmi in paesi come la Spagna, arrivando fin là col mio italiano seguendo la filosofia dei Måneskin che negli Stati Uniti come in Australia cantano una diecina di pezzi in inglese e poi ne piazzano qualcuno in italiano, perché amo il mio paese e la mia lingua".
“Innamorato” di tante cose, insomma.
"Innamorato della mia fidanzata Martina, ma anche della vita, della mia famiglia, di questo paese. In Italia ci sono tante cose bellissime che non vengono valorizzate, la musica italiana dovrebbe essere riconoscibile nel mondo".
Però lo scatto di Chilldays sulla copertina del disco la ritrae a diecimila chilometri da qui, nell’abbacinante cornice del Salar de Uyuni.
"Ho fatto un viaggio estremo nella giungla in Bolivia. Ero alla ricerca di un posto incontaminato, lontano dalla globalizzazione, per uscire dalla mia zona comfort, dalla bolla degli hotel a 5 stelle e della gente che ti ferma che ti chiede il selfie per strada".
Un altro Sanremo?
"No, grazie. Non mi va di usare il Festival per mettere in vendita la mia merce. Ammiro Sfera Ebbasta che non c’è mai andato, ma rimane lo stesso il numero uno".