Il Dynamic Art Museum si autocelebrava, all’apertura, come il "primo spazio museale fisico al mondo a presentare l’arte Nft su larga scala, con 72 artisti Nft e oltre 140 opere". Dal virtuale al reale, in uno spazio in un palazzo signorile in via delle Erbe, a pochi passi dalla Pinacoteca di Brera e dall’Accademia di Belle Arti, che ora è tristemente chiuso. La società che gestisce la sala, la Dynamicartmuseum Srl, è finita davanti al Tribunale fallimentare di Milano, che ha dichiarato la liquidazione giudiziale (procedura che secondo le nuove norme sostituisce il fallimento) fissando a maggio l’udienza dei creditori per l’esame dello stato passivo.
Una vicenda che si inserisce nella bolla della cosiddetta “criptoarte“. L’Nft, acronimo di Non-Fungible Token, è un certificato di autenticità digitale, che attesta le caratteristiche, l’originalità e la proprietà di un bene materiale o digitale, attraverso registri crittografati basati sulla tecnologia blockchain. Per acquistare un Nft, quindi, è necessario avere un portafoglio digitale di criptovalute, compatibile con la blockchain su cui viene creato l’Nft. Monete digitali e opere d’arte realizzate con tecnologie digitali, che qualche anno fa erano apparse come le nuove frontiere, assieme al Metaverso: nel 2021 un’opera digitale dell’artista Beeple è stata venduta per oltre 60 milioni di dollari da Christie’s. Poi è scoppiata la bolla, con un crollo del 60% nel 2022. Adesso l’Nft che ritrae una scimmietta con colori fluo e occhiali colorati viene venduto online per 55.801 euro, Iva inclusa.
L’apertura del museo in zona Brera aveva cavalcato quest’onda, scegliendo Milano e il suo storico quartiere degli artisti per tastare il terreno. "È un nuovo format museale dinamico – scriveva nella presentazione il fondatore, il manager Pier Giulio Lanza – che presenta al pubblico artisti e opere di diversi periodi della storia dell’arte, a cui nessuno avrebbe normalmente accesso, provenendo esclusivamente da un network di collezionisti privati diffuso a livello internazionale. Al contrario dei musei tradizionali, legati a una collezione permanente, la definizione “dynamic“ del museo si esplicita nel proporre opere sempre nuove".
Una sorta di “democrazia dell’arte“ anche attraverso collaborazioni di prestigio e con enti pubblici che, però, è arrivata all’epilogo. In via delle Erbe è rimasto solo uno spazio vuoto. Sulla pagina Facebook si informano i visitatori che il museo è "temporaneamente chiuso per ristrutturazione".