ANDREA SPINELLI
Cultura e Spettacoli

Briga: "Siamo tutti palline da flipper"

Briga si reinventa cantante pop con l’album “Che cosa ci siamo fatti”

Briga

Milano, 30 maggio 2018 - La voce del padrone. O meglio, il padrone della voce. Dopo tre album, Briga mette una pietra (tombale) sul rapper scostante che davanti alle telecamere di “Amici” ne aveva per tutti e si reinventa cantante pop in bilico tra Umberto Tozzi e Claudio Baglioni con un album duro e ambizioso come quel “Che cosa ci siamo fatti”, che venerdì prossimo presenta alle 15 al Varese Dischi di Varese e alle 18 alla Mondadori di Piazza Duomo a Milano. “Cosa ci siamo fatti” costituisce una specie di appendice musicale per “Novocaina, una storia d’amore e di autocombustione”, il romanzo che lo stesso Briga, al secolo Mattia Bellegrandi, ha mandato in libreria lo scorso anno. «Un disco senza filtri, con l’anima e con le ali, malinconico, sfrontato, elegante e tachicardico, onesto e fedele a me stesso», lo definisce lui, che nelle undici canzoni (più una ghost track) prova a dare voce ai dubbi e alle consapevolezze della generazione attorno ai trenta.

Briga, cosa ci siamo fatti?

«Forse è arrivato il momento di farci delle domande piuttosto che cercare delle risposte. Domanda riferita a tutta una generazione che nuota in un mare di confusione. Viviamo in una società dove in tanti vagano senza una direzione precisa. È ora di trovare una strada».

Perché ha cambiato strada?

«Penso di aver iniziato col rap perché non ero pronto. Comunque non sono mai stato un rapper puro, ho sempre contaminato quel genere con altri suoni. Scrivere testi rap è difficile, devi seguire uno schema metrico preciso, mentre a me piace spaziare».

Per molti lei è ancora quello di Amici.

«Non sono andato ad “Amici” per diventare famoso ma per avere la possibilità di lavorare con professionisti dai quali imparare qualcosa. Questo mi permette di dire oggi che non sono qui perché l’ha deciso un programma televisivo, ma perché sono dieci anni che faccio questo mestiere».

Che album pensa di aver pubblicato?

«Lo vedo come un disco anomalo, da ascoltare attentamente, in controtendenza perché ho la necessità di dire qualcosa che mi distingua da questo grande fast-food di cui tutti siamo ormai parte».

Parte di “Che cosa ci siamo fatti” è nata in Val di Pesa, Toscana, assieme ai suoi musicisti e a Boosta, il tastierista dei Subsonica.

«Era una cosa che sognavo di fare sin da bambino. Finalmente sono riuscito a farla. Eravamo in disparte dal mondo, dalla città e dal casino. Avevo già alcune demo, alcuni provini: alla fine siamo usciti da lì con cinque pezzi pronti per il disco».

Per il suo romanzo ha mai sentito la tentazione del grande schermo?

«Certo, mi piacerebbe che il libro potesse trasformarsi prima o poi in un film-denuncia su questi nostri tempi. Anni in cui ci sentiamo tutti palline da flipper.

Stasera a Genova gioca a Genova La Partita del Cuore?

“Credo nella solidarietà e sono ormai due anni che gioco nella Nazionale Cantanti. Tifo Lazio, ho sempre fatto la punta, mi piace stare lì davanti e provare in tutti i modi a metterla dentro. Scendere in campo con Totti e Cassano al Luigi Ferraris sarà un’emozione».