
Bugo, all’anagrafe Christian Bugatti, lascia le scene a 51 anni
MILANO – Eutanasia di un rocker. Primo aprile con poca voglia di scherzare, ma tanta di fare festa, per Bugo domani all’Alcatraz. “Mi sono rotto i cog**oni... ma per fortuna che ci sono io” è, infatti, il concerto finale. Titolo-citazione ottenuto unendo quelli di due suoi brani, meglio premetterlo subito. Il punto d’arrivo di un cammino varato dal ribelle di Rho, all’anagrafe Christian Bugatti, 51 anni, nel ’99 col singolo “Questione d’eternità” e arrivato al capolinea, attraversando pure esperienze anche extramusicali come il Bugo Podcast e Pechino Express, tenendo fede ad un principio tanto semplice quanto sentito, superati i cinquanta, “preferisco anticipare la morte artistica scegliendo io il momento”.
Già, ma, una volta annunciato, indietro non si torna. Salvo perdere la faccia.
“Non è una decisione a cui sono arrivato dall’oggi al domani, è maturata nel tempo e soppesando bene tutte le conseguenze. Ovviamente decisioni così importanti non originano da un motivo solo, ma da una serie di fattori. Primo la creatività, perché dopo aver pubblicato dieci album così diversi uno dall’altro, il rischio di ripetersi è sempre più alto”.
Perché?
“È dal 2017-18 che avverto una crescente sensazione di monotonia, all’inizio non ben focalizzata, poi sempre più chiara. Prima di mollare, però, volevo aggiungere alla mia discografia un ultimo capitolo e con ‘Per fortuna che ci sono io’ l’ho fatto. Ora penso di dover essere sincero col pubblico e con me stesso, quindi niente più concerti, niente più dischi e penso che scomparirò pure dai social”.
Addio “fantautore”.
“Un’etichetta che mi hanno incollato addosso agli inizi, quando venivo vissuto come un alieno, uno stralunato. Poi le cose sono cambiate, ma, tutto sommato, a quel nomignolo sono ancora affezionato”.
Insomma, anche se il concerto cade il primo d’aprile, non prende in giro nessuno.
“Avrei potuto fare un annuncio solenne, ma avrebbe creato attorno all’evento un’aura tristanzuola. Così ho preferito fare una cosa da Bugo, mandando in conferenza stampa al mio posto Valerio Lundini. Faccio sul serio, comunque chi non vuol credere al mio ritiro è liberissimo di farlo”.

Sua moglie cosa ha detto di questa decisione?
“Di lavoro e carriera a casa non si parla: io ed Elisabetta (diplomatica in carriera attualmente di stanza a Bruxelles, ndr) abbiamo due figli e quel che conta, per noi, è vivere sereni. Trattandosi di una scelta responsabile e meditata, quindi, nessun problema. Certo, seppur presa nella massima serenità, interiorizzarla non è stato facile. Penso, però, sia un po’ nella logica delle cose. Sceso dal palco, dove spero che comunque tutto vada alla grande, pure questo senso di indeterminatezza passerà abbastanza velocemente al pensiero che, in fondo, sono ancora giovane”.
Il suo primogenito Tito, dieci anni, presente in ‘Per fortuna che ci sono io’, avrà pensato: proprio ora che papà aveva cominciato a volermi nei dischi, smette di farli…
“Chiudere la carriera non significa chiudere le chitarre in magazzino. Per Tito, che suonicchia la batteria, e per Zeno, che al momento è troppo piccolo per pensare a queste cose, papà ci sarà sempre. Pure come musicista. D’altronde di canzoni dedicate a mia moglie e ai miei figli rimaste solo loro ne ho scritte diverse. Anzi, nel 2004 realizzai un disco intero solo per mia moglie e l’ha sentito solo lei. Avrei potuto pubblicarlo, ma sono uno abituato a proteggere i miei affetti. Ho un animo più da difensore che da attaccante, tant’è che pure nella Nazionale Cantanti gioco dietro”.
Zeno ha solo due anni. Quando le chiederà chi era papà, cosa gli dirà?
“Che era Bugo, un cantautore felice della musica e dei dischi che ha fatto. E se vorrà saperne di più, glieli farò ascoltare spiegandogli, magari, che la vita è fatta di fasi. E di scelte”.

Appresa la notizia, un suo ex amico ha scritto sui social che gli dispiace.
“Io penso solo alle cose che mi danno energia ed entusiasmo. Il resto non m’interessa”.
A proposito, all’Alcatraz con lei ci saranno pure J-Ax e Aimone Romizi dei Fast Animals and Slow Kids.
“Ho chiamato gli amici, gente come Ax (che nell’ultimo album degli Articolo 31 ha ripreso proprio ‘Io mi rompo i cog**oni’, ndr) o Aimone, ma pure Fernando Nuti dei New Candys, Bruno Dorella e Cristian Dondi, senza star lì a calcolare chi mi sarebbe convenuto invitare di più. Tutto questo mi entusiasma. Mi sento addosso l’energia di quando mollai la fabbrica, dove selezionavo metalli, per gettarmi anima e corpo nella musica. Mi sembra di rivivere quel momento anche se con 50 anni sulle spalle invece che 20”.
Visto che il tempo passa, come s’immagina tra dieci anni?
“Spero tanto ancora lucido, curioso ed entusiasta come sono stato finora”.