
Lucio Battisti e Mogol (Ansa)
Carpiano (Milano), 25 settembre 2020 - "Sì, viaggiare, dolcemente viaggiare"... Chissà se nelle parole di uno dei più celebri brani di Lucio Battisti si possono ritrovare le suggestioni di un bucolico viaggio a cavallo che il cantante fece, insieme all’inseparabile Giulio Rapetti Mogol, nell’estate del 1970. I due artisti partirono da Carpiano, alle porte di Milano, e in tre settimane raggiunsero Roma, muovendosi su sentieri poco battuti, per "godere", dissero, "di un vero contatto con la natura, per curarci un po’ delle malattie della nostra vita di lavoro, di fretta, di angosciosa corsa contro il tempo".
Era il giugno di cinquant’anni fa quando Battisti e Mogol si presentarono a Cascina Longora, azienda agricola dove Albert Moyersoen, ex ufficiale di cavalleria e mostro sacro dell’equitazione, aveva impiantato un maneggio. "Mio padre non li aveva nemmeno riconosciuti - racconta Francesca Moyersoen, allora 17enne -. Loro si presentarono e spiegarono il progetto del viaggio: avevano bisogno di due cavalli e un ciclo intensivo di lezioni. Dopo qualche ritrosia, papà si convinse ad aiutarli". L’ex ufficiale, che esigeva rigore, impose però una condizione: "Lei deve tagliarsi i capelli", disse a Battisti, che rimase di sasso. Quindici giorni dopo i due tornarono in cascina: Lucio era rasato. Moyersoen fornì i cavalli: al cantante lo stallone Ribattejo, al suo autore Pinto. "Mentre Giulio sapeva già cavalcare, Lucio partiva da zero - ricorda Francesca -. Mio padre gli diede i primi rudimenti, poi lo affidò a me. Dopo la scuola, li prendevo in consegna, tutti e due. Ogni pomeriggio facevamo delle passeggiate in campagna. Lucio imparò facilmente: dopo tre giorni andava già al galoppo. Era discreto, gentile. Coi cavalli aveva un’empatia".
Dopo un mese di allenamento, la partenza. Filippo, figlio di Moyersoen, li accompagnò fino a Bardi: "Mi sembra che in quel periodo lavorassero alla canzone Pensieri e Parole", raccontò poi. Nell’ultimo tratto, da Pisa a Roma, furono scortati da Milo Luxardo, veterinario e futuro genero di Albert, che ricorda: "Di notte si dormiva nelle cascine, dopo aver chiesto ospitalità. Ci si lavava dove capitava, anche nelle fontane. Un’esperienza avventurosa. Lucio e Giulio erano molto affiatati".
Non solo ricordi musicali. Cascina Longora custodisce una collezione privata di reperti e curiosità sulla storia e il ruolo della cavalleria militare durante la seconda guerra mondiale. La riproduzione di 14 cavalli e due muli in vetro-resina fa da cornice a centinaia di oggetti tra bardature, ferri da maniscalco, testi e fotografie. Ci sono anche alcune carrozze. Tutto materiale originale, raccolto da Albert Moyersoen in 40 anni di meticolose ricerche.