ANDREA SPINELLI
Cultura e Spettacoli

Concerti, questa estate "in silenzio"

L’intervista a Roberto De Luca: tre milioni di spettatori con i biglietti in tasca, abbiamo bisogno di indicazioni precise

Vasco Rossi

Milano, 18 aprile 2020 - Pure nelle cose della musica è arrivato il momento di guardare in faccia la realtà. Ieri il Festival di Montreux ha cancellato ufficialmente la sua edizione 2020, sottolineando che quest’estate il Lago di Lemano rimarrà il silenzio. Ma non sarà il solo. A Milano con tutta probabilità resteranno muti pure il Meazza, l’Ippodromo Snai, la Fiera di Rho, perché non è tempo di grandi raduni e appare altamente inverosimile che nel giro di un paio di mesi la scienza riesca a trovare i rimedi alla pandemia che ha chiuso in casa oltre un miliardo di persone. Lo sanno bene gli americani, che hanno iniziato ormai da settimane a cancellare i loro tour europei riprogrammandoli direttamente nel 2021, ma anche gli operatori del settore ormai ragionano da settembre in avanti.

"Nessuno può sapere con esattezza quando si riprenderà, ma il nostro settore - che al momento è ad introito “zero” e sarà uno degli ultimi, se non l’ultimo, a ripartire - avrebbe bisogno forse di quelle indicazioni che altri paesi hanno già dato", dice Roberto De Luca presidente di Live Nation Italia, il più grande produttore di eventi musicali in Italia, che quest’estate aveva, fra gli altri, Vasco Rossi e Billie Eilish all’Area Expo, Tiziano Ferro e Cesare Cremonini a San Siro, i Green Day all’Ippodromo. "Ufficialmente, infatti, noi siamo fermi al 4 maggio anche se è evidente che non sarà così. Basterebbe dire che non si suonerà fino al 31 agosto, o al 30 settembre, e tutti potremmo iniziare a pianificare il “dopo” in un clima di minor incertezza; noi operatori, infatti, dobbiamo delle risposte a quei tre milioni di spettatori con un biglietto in tasca per i concerti dei prossimi mesi. Lo Stato ci è venuto incontro autorizzando per i concerti annullati l’emissione di voucher a 12 mesi, ma, stante la situazione, un anno è poco e occorrerebbe un’estensione della durata a 18 o, meglio, a 24 mesi. C’è poi il problema della liquidità, che si fa serio se decidi di non licenziare e di non ricorrere alla cassa integrazione. Se il credito Iva venisse sbloccato in tempi rapidi e non in mesi come avviene al momento, il settore prenderebbe una bella boccata d’ossigeno".

Lo stop dei live manda in crisi pure la discografia, altra industria nevralgica per Milano, perché la pubblicazione di nuovi album è funzionale all’annuncio di quelle tournée che oggi come oggi rappresentano la vera fonte di guadagno degli artisti: niente concerti, niente dischi. "Nel momento in cui il governo forma una task-force per la ripartenza, penso che quando si affronta la questione musica dovrebbe ascoltare almeno un rappresentante della nostra filiera. Ci sono stadi come quello di San Siro, che hanno eventi già prenotati per il 2021, quindi ripianificare pure quelli saltati quest’anno non è facile. E per il 2021 quella del “Meazza” si prospetta un’estate piuttosto sovraffollata". La normalizzazione, infatti, arriverà. "Ho grande fiducia nella capacità di richiamo della musica dal vivo e nel popolo italiano, che dopo tutto questo tempo avrà voglia di tornare a vivere. Anche se si uscirà tutti dalla pandemia con le ossa un po’ rotte e con la necessità di far quadrare i conti".