ANDREA SPINELLI
Cultura e Spettacoli

“Le canzoni del signor Dario Fo” approdano al teatro Gerolamo con Giangilberto Monti: “Milano ignora il maestro”

Sul palco uno spettacolo tra jazz e ballate stralunate. “Jannacci e Gaber sono ancora sulla bocca di tutti, ma era lui l’artista di riferimento”

Il premio Nobel Dario Fo (1926-2016)

Il premio Nobel Dario Fo (1926-2016)

Milano – Dare a Dario quel che è di Dario. “Sono abbastanza indignato del fatto che Milano continui a non riconoscere a questo colossale maestro scenico lo spazio e l’attenzione che merita” dice Giangilberto Monti a proposito di Fo. “È imbarazzante che non gli sia stato ancora intitolato un teatro visto che, oltre al Nobel, rimane l’autore italiano più rappresentato al mondo. Vero che la Palazzina Liberty porta il nome suo e quello di Franca Rame, ma è un piccolo spazio, utilizzato solo saltuariamente”.

Giangilberto Monti, milanese, classe 1952
Giangilberto Monti, milanese, classe 1952

A tenere viva la memoria, intanto, ci pensa lui mercoledì prossimo portando in scena al Teatro Gerolamo (ore 20) “Le canzoni del signor Dario Fo”, spettacolo in bilico tra ballate stralunate e jazz impreziosito dalle presenze di Fabrizio Bernasconi al piano, Marco Brioschi alla tromba e la partecipazione straordinaria di Paolo Tomelleri al clarinetto. Tutto prima di lasciare il palco, dal 10 al 13 ottobre, a Lucia Vasini con “Il tempo dei miracoli”, giullarate da “Mistero Buffo” sempre di Fo e Rame.

Quando è iniziato questo suo culto per il teatro di Fo?

“Nell’81 grazie alla commedia ‘Clacson trombette e pernacchi’. Poi ognuno andò per la sua strada, ma ci ritrovammo nel ’99 quando gli chiesi l’autorizzazione per realizzare un recital delle sue canzoni in chiave jazz assieme a Laura Fedele. Lo spettacolo andò in scena al Verdi senza però riuscire a produrre, per tutta una serie di problemi, il disco che entrambi auspicavamo. Così ho ripreso in mano il progetto anni dopo, quando mi sono reso conto che, se il teatro di Fo era molto documentato, il suo mondo musicale no”.

Col tempo la memoria evapora.

“Jannacci e Gaber sono ancora sulla bocca di tutti, Fo un po’ meno. E questo è inaccettabile, anche perché, delle tre, quella di Dario resta la personalità di riferimento. Come racconto nello spettacolo, la definizione dello Jannacci artista la dà Fo scrivendoci assieme lo spettacolo ’22 Canzoni’, proposto guarda caso proprio al Gerolamo”.

L’album “Le canzoni del signor Dario Fo” è stato appena ripubblicato in digitale.

“Da sottolineare, nel disco come dal vivo, la presenza di Tomelleri vero e proprio anello di congiunzione tra Fo e Jannacci, memoria storica del loro incontro. Rispetto alla versione originale, al Gerolamo rinuncio a batteria e contrabbasso, ma immetto la tromba di Brioschi per rendere tutto più intimo e diretto”.

E ora?

“Sto preparando un progetto su Franco Califano (a cui lo scorso anno Monti ha dedicato al “Califfo“ il volume “Franco Califano, Vita, successi, canzoni ed eccessi del Prévert di Trastevere“ scritto con Vito Vita, ndr) in collaborazione con quella Radio della Svizzera Italiana per cui sei anni fa ho realizzato un radiodramma proprio su Fo. Fu l’ultimo capitolo di un progetto su Dario iniziato nel 2016 con il libro “E sempre allegri bisogna stare", proseguito prima con uno spettacolo, poi col progetto discografico e infine, appunto, con questa produzione per la radio elvetica”.

Altri progetti?

“Riprendendo l’idea del “Manual de Saint-Germain-des-Prés“, pubblicato negli anni Cinquanta da Boris Vian per suggerire itinerari nel quartiere-fulcro del mondo esistenzialista, musicale, poetico e culturale parigino, mi sono inventato uno stradario della canzone milanese di prossima pubblicazione. Una guida per turisti attenti alle cose della musica scritta assieme ad Alessio Lega e pubblicata da Altreconomia per raccontare la città sommando le citazioni di oltre un centinaio canzoni”.