CRISTIANA MARIANI
Cultura e Spettacoli

Mille, stella in ascesa dell’indie pop italiano. E poi c’è Pietro: lo smartphone che gira per i concerti

Elisa Pucci si racconta: “Sì, sono anacronistica. Nelle canzoni parlo di me e voglio i video dei fan”

Elisa Pucci, Mille

Elisa Pucci, Mille

Milano – Elisa Pucci voce e chitarra dei Moseek, protagonisti di X Factor nel 2015. Elisa Pucci cantante solista col nome d’arte di Mille, “ma le canzoni le scrivo con il mio migliore amico Davide Malvi”. Mille è il nome di uno dei progetti musicali più interessanti nel panorama indie pop italiano.

Elisa, come sei cambiata dai Moseek a Mille?

“Sono sempre io, però mi sento molto cambiata dai tempi di X Factor. Prima ero io a scrivere, in solitaria. Adesso con Davide Malvi, noto come ‘Umberto Primo’ sui social. Prima usavo la lingua inglese come coperta di Linus e cercavo di plasmare la musica con il testo. Era più per un piacere edonistico che per l’intenzione di comunicare qualcosa. Adesso è il contrario: devo comunicare, dico che questa sono io e ho necessità di farlo sapere agli altri. Non metto più barriere né filtri. Non mi stiro più i capelli. Adesso sono cresciuta, vado in terapia”.

A proposito della terapia. Adesso si parla molto di questo tema, ma in passato era spesso un tabù...

“Sono nata e cresciuta in un ambiente in cui se andavi in terapia eri matto. Io ne ho sempre invece parlato serenamente, a me hanno spesso detto che avevo i famosi ‘grilli per la testa’. Ho affrontato de visu discorsi di questo genere e ora ho le spalle più larghe. Chi se lo può permettere fa bene ad andare in terapia, oggi è un tema normalizzato”.

Le tue canzoni sono molto cantate e molto suonate, hanno testi ricchi di significato. Non ti senti un po’ anacronistica in un mondo di tormentoni estivi?

“Non mi ci sento. Anche perché se determinate mie canzoni avessero un lavoro discografico alla base potrebbero essere tranquillamente tormentoni estivi. Mi piace tantissimo essere definita anacronistica, mi piace pensare che posso fare quello che voglio con la musica. Finché non ci sarà la polizia della musica, lo potrò fare”.

Come nasce una tua canzone?

“Tutti i miei brani sono autobiografici. Fortunatamente ma anche sfortunatamente, perché chi mi sta accanto un po’ ci si ritrova. Io faccio solo da filtro tra il pubblico e quello che mi succede, mi piace giocare tantissimo con le parole. Passo in rassegna tutte le cose che mi succedono. Non ho l’ansia da penna, tutte le canzoni che scrivo sono il prodotto del quotidiano. Bisogna vivere prima di scrivere”.

Chi è Pietro?

“È uno smartphone che ormai da due anni faccio girare ad ogni concerto fra i fan. Così io sul palco canto e suono e loro si fanno selfie, video, fanno video a me. Mi è capitato che mi lasciassero anche numeri di telefono, dichiarazioni d’amore, richieste di collaborazione. Da sessanta concerti c’è anche lui”.

Il 30 agosto suonerai a ‘Youth!’ Argentario’. Cosa deve aspettarsi chi verrà a vederti?

“Pietro sarà anche lì. Porterò sul palco le mie canzoni degli ultimi anni, oltre a due inediti e un brano uscito da poco. Mi piace testare direttamente live le mie canzoni nuove ancora prima che siano uscite sulle piattaforme”.

La collaborazione dei sogni?

“Elton John, ma anche Jovanotti”.

Progetti futuri?

“Nel 2025 uscirà il mio primo album. Parallelamente sto lavorando a teatro, dove sono protagonista de ‘La locandiera’ di Goldoni rivisitata con canzoni e anche con un pizzico della mia romanità”.