DIEGO VINCENTI
Cultura e Spettacoli

Brignano: io “Enricomincio da me”

I 30 anni sul palco del golden boy della comicità: sogno lunghissimo

Enrico Brignano

Milano, 16 marzo 2018 - Trent'anni di carriera. Cinquanta (e qualcosa) di vita. Tempo di bilanci? Un po’ questa l’atmosfera di “Enricomincio da me. Unplugged”, da stasera al 28 marzo al Teatro Ciak. Sul palco il consueto sorriso sornione di Enrico Brignano, golden boy della comicità che qui riprende le fila del suo ultimo one man show scritto con Mario Scaletta, Riccardo Cassini, Manuela D’Angelo, Massimiliano Giovanetti e Luciano Federico. Ispirazione unica: la propria vita. Per un carillon di aneddoti, repertorio, nuovi brani e vecchi incontri.

Brignano, come sintetizzerebbe questi primi 30 anni di carriera?

«Un sogno lunghissimo, con qualche inciampo, molto sudore, tanti sacrifici ma nel complesso infinite soddisfazioni e divertimento».

Il momento più bello?

«La prima volta che si è aperto il sipario su uno spettacolo tutto mio. Quando insomma ho avuto la certezza che le persone erano accorse per guardare proprio me e solo me. Per applaudirmi».

Come ha cominciato?

«Sul treno che mi riportava a casa da scuola… Poi ho partecipato a uno spettacolo in una borgata di Roma: una sorta di contest comico in cui si esibivano giovani promesse locali, avevo solo 17 anni!».

Quando ha capito che sarebbe stato il suo mestiere?

«Nei primi anni ’90 mi sono detto “concentriamoci e diamoci una chance, vediamo che succede” e ci ho creduto veramente, ho fatto del mio lavoro la mia ragione di vita. Forse è l’unico modo per ottenere qualcosa: sacrificio, rigore, precisione. Malgrado sembri un lavoro “improvvisato”, sul palco non c’è spazio per il pressappochismo».

L’incontro più importante?

«Il Laboratorio di Proietti è stato una fucina importante, dove ho capito quale fosse il metodo più efficace da usare per lavorare e assorbito come una spugna i “trucchi” del mestiere. L’ammirazione per il maestro è stata la spinta maggiore. Ma ho conosciuto anche altri professionisti da cui ho tratto insegnamenti importantissimi: Lino Banfi, Vittorio Gassman, Gino Bramieri...».

Quanta verità c’è nel suo racconto sul palco?

«È tutto vero. Certo, distorto dalla lente deformante della comicità, ma lo spunto è la storia della mia vita».

Continua a divertirla il mondo dello spettacolo?

«Mi diverte il mio mondo, il mio modo di fare spettacolo e di giocare con la mia vita. Il mondo dello spettacolo in generale potrebbe essere meraviglioso ma sta attraversando un periodo difficile. Il teatro è in crisi, il cinema viene vincolato da storie che non possono concedersi la grandiosità (né i costi) delle produzioni americane; la tv propone una gran quantità di offerte, non sempre accompagnate da qualità. Ma quando le cose funzionano, non so pensare a un lavoro più bello».

Cosa si augura per i prossimi 30 anni?

«Di migliorare, di crescere ancora, di sperimentare, nella speranza di mantenere viva anche la tradizione comica di cui sono portatore».