Milano, 12 maggio 2018 - Il calcio a volte è crudele. E anche dopo mesi quello striscione “-Beatles +Pooh” issato dai tifosi dell’Atalanta sugli spalti del Goodison Park di Liverpool per infierire sui tifosi dell’Everton, rimane uno sfregio dolente. Scherza coi fanti, ma lascia stare Paul, Peter, George e Ringo. Anche se Roby Facchinetti & Riccardo Fogli un’aura di santità sembrano intenzionati a costruirsela per davvero, con il concerto che li porta martedì prossimo agli Arcimboldi per la prima tappa del tour “Insieme”, l’album in condominio dato alle spalle in autunno e ripubblicato dopo Sanremo. «Faremo 4-5 brani a testa tratti dai nostri rispettivi repertori più 6-7 tratti da ‘Insieme’, il restante 60% dello show sono canzoni dei Pooh», spiegano gli amici per sempre. «Il problema vero è stato quello di decidere cosa lasciar fuori, ma, alla fine, pensiamo di aver messo in scaletta tutte le cose più importanti, compresi certi brani che non sono andati primi in classifica, ma col tempo si sono riscattati».
Ci sono solo cose della stagione pre-“Parsifal” o anche successive, quando Riccardo se n’era già andato?
Facchinetti: «Ci sono pure cose successive alla sua uscita dal gruppo come ‘In silenzio’, ‘Io e te per altri giorni’, la stessa ‘Parsifal’, ma anche ‘Uomini soli’, ‘La donna del mio amico’, ‘Dammi solo un minuto’».
Intanto “Piccola Katy” festeggia cinquant’anni.
Fogli: «Credo che certi pezzi siano un regalo del cielo e che vadano cantati almeno una volta all’anno perché se no Dio ti punisce».
Facchinetti: «Probabilmente fu il primo esempio di rap italiano perché, nella versione originale, ad un certo punto c’era un parlato».
Com’è stato incidere questo album assieme?
Fogli: «Bello e commovente. Ogni volta che Facchinetti mi faceva sentire qualche inedito di Negrini che aveva nel cassetto, infatti, mi veniva da piangere perché era come averlo lì con noi. Valerio non c’è più da quattro anni, ma la sua penna fa ancora venire i brividi».
Ma voi Pooh non temete la “sindrome Rolling Stones”, amati alla follia quando sono assieme, meno quando separati?
Facchinetti: «È vero, un po’ di diffidenza c’è. Ma ora ciascuno di noi cinque sta cercando d’immaginarsi un futuro; io e Riccardo, ad esempio, iniziamo martedì dagli Arcimboldi il nostro percorso live e ci auguriamo che la nostra cifra possa arrivare al cuore del grande popolo dei Pooh».
Fogli: «Ti ricordo, fratellone, che cinquant’anni fa guadagnavamo 6 mila lire a testa a sera, mangiavamo pane e mortadella, quindi non esagererei troppo con il ricominciare tutto da capo. A parte gli scherzi, quella degli ex Pooh è una musica di grande rispetto verso i Pooh, nessuno vuol togliere nulla a ciò che è stato, ma casomai aggiungere. I Pooh rimangono intoccabili».
Col senno di poi, tornereste a Sanremo?
Fogli: «No, perché al Festival ci devono andare i giovani. Però sono contento lo stesso di aver rivissuto ancora una volta quel clima, ritrovando tanti amici».
Facchinetti: «Pensavo che con Baglioni “in porta” potesse essere un Sanremo diverso, un po’ più cantautorale, e invece è stato il solito Festival. Non metto, però, in discussione l’istituzione, mi assumo invece la responsabilità di aver sbagliato canzone; non avrei dovuto proporre a Riccardo di portare ‘Il segreto del tempo’, ma ‘Strade’, pezzo con un testo inedito di Negrini forse più in sintonia con quel tipo di pubblico».