ANDREA SPINELLI
Cultura e Spettacoli

Francesca Michielin, lo stato di natura e la sfida al virus

Undici brani e undici ospiti nel nuovo album di Michielin: sceglie le dirette web in Triennale e Officine Meccaniche

Francesca Michielin

Milano, 13 marzo 2020 - Il giusnaturalismo pop di Francesca Michielin la spinge ad intitolare il nuovo album "Feat (Stato di natura)". Titolo anglofono per metà in cui "Feat" abbrevia "featuring", ovvero "con", a sottolineare che trattasi d’incontri d’autore. Undici brani e undici ospiti, che la ninfa bassanese trapiantata a Milano ha iniziato ad anticipare nelle settimane scorse con una serie di esibizioni in giro per la città a cui neppure la pandemia di coronavirus è riuscita a togliere il gusto della scoperta. Dopo l’affollato "electro vintage set" sul Naviglio, nell’eccitata cornice del Rocket, Francesca piuttosto che arrendersi alle cause di forza maggiore imposte dal virus ha preferito sbarcare sul web, regalandosi un "urban orchestral set" con i Coma_Cose in diretta Facebook dalle Officine Meccaniche di Mauro Pagani e un "Milano multietnica set" con Fabri Fibra su raiPlay dalla sede della Triennale. Tutto questo farà parte di uno speciale di 30 minuti "Francesca Michielin - Il mio stato di natura" in onda su RaiPlay con i momenti clou dei tre eventi. All’eroina di "Nessun grado di separazione" ci sono voluti due anni per dare un successore a "2640", ma riunire in uno stesso album Fibra, Gemitaiz, Dardust, Shiva, Elisa, Takagi & Ketra, Coma_Cose, Max Gazzé, Fred De Palma, Giorgio Poi, Charlie Charles, Carl Brave, non è cosa da tutti i giorni.

Francesca, proprio da oggi è in radio il singolo «Stato di natura» con i Måneskin. "L’idea è stata quella di creare un progetto collettivo in cui coinvolgere artisti che stimo e che fossero in qualche modo funzionali al concept che avevo in testa. In estate lavorando con Damiano dei Måneskin ho scoperto che è veramente molto bravo ad inserirsi nelle visioni degli altri. Così, visto che il brano riflette su come le parole usate con violenza sappiano ferire (soprattutto le donne), ho trovato importante dargli pure una prospettiva maschile".

Qual è stata la collaborazione più coraggiosa delle 11? "Probabilmente ‘Gange’ con Shiva. Nonostante la giovane età, ho capito subito che è un trapper sui generis con delle visioni e delle metriche molto belle. Abbiamo rischiato grosso perché il brano non è trap e avrebbe potuto portarci fuori strada, ma è andata benissimo".

Parlando di questo disco dice di aver voluto omaggiare artisti che ascoltava da piccola come Rage Against The Machine, Annie Lennox, Run D.M.C. e Red Hot Chili Peppers. Impegnativo. "Da ragazza non sempre trovavo nella musica italiana quel che cercavo e questi artisti avevano carattere, tematiche importanti, ritmi super pulsanti, mi piaceva l’idea di fare certe cose con quei canoni, molto suonate e dalla forte identità musicale".

Lo stato di natura si porta dietro un concetto di vita selvaggia e primitiva. "Ricordo che alle superiori le teorie di filosofi come Hobbes o Loche m’avevano particolarmente affascinato. Me ne sono ricordata al momento di dire: cavolo, adesso che viviamo in uno stato di diritto, che non siamo più ‘bellum omnium contra omnes’, tutti contro tutti, sui social e nelle relazioni interpersonali siamo tornati paradossalmente ad essere delle belve".

Che impressione le fa Milano vuota e spoglia? "C’è del surrealismo in tutto questo silenzio, nelle strade vuote, nell’aria un po’ più pulita. Sembra quasi un agosto fuori stagione. Isolati ma uniti in una grande missione".

Per lei cosa c’è in fondo al tunnel? "Il live del 20 settembre in un tempio sotto le stelle della musica urban come il Carroponte. Una grande festa non proprio canonica con cui aggiornare l’esperienza fatta in questi tre live di presentazione del disco".