FABRIZIO PONCIROLI
Cultura e Spettacoli

Francesco Prando, la voce delle star (e di Ned Flanders): “Li doppio guardandoli negli occhi”

Da icone come Daniel Craig, Matthew McConaughey e Keanu Reeves, Aaron Eckhart al “salve salvino” del personaggio dei Simpson

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Francesco Prando

Milano – Francesco Prando, 64 anni, è uno dei migliori doppiatori italiani. Vince Vaughn, Daniel Craig, Matthew McConaughey, Guy Peace, Michael Fassbender, Keanu Reeves, Aaron Eckhart, Ralph Fiennes sono solo alcuni dei giganti di Hollywood doppiati da lui. Musicista nell’anima, è anche popolare per la voce di Ned Flanders nei Simpson.

Francesco, come è finito a fare doppiaggio?

“Mi verrebbe da dire che era nel destino, quasi gioco forza. Con un padre doppiatore e una mamma attrice… In realtà, da giovane il mio sogno era fare il musicista. Ho suonato in diversi gruppi ma, ad un certo punto, anche per mere motivazioni economiche, mi sono avvicinato al doppiaggio e, devo dire, è scattata la classica molla. Ho avuto la fortuna di poter imparare il mestiere, sono stato aiutato ed eccomi qua”.

Lei ha dato la voce, e lo fa ancora oggi, a grandi star di Hollywood. Qual è il suo approccio?

“Non puoi affrontare ogni sfida, quindi ogni attore, alla stessa maniera. Devi enfatizzarne le caratteristiche, cercare di capirlo al meglio. Dico sempre che, più che guardare i movimenti della bocca di un attore che si sta doppiando, bisogna guardare gli occhi che dicono davvero tutto”.

Le è mai capitato di incontrare qualche star del cinema che ha doppiato?

“Non capita quasi mai ai doppiatori. A volte è l’attore che chiede di incontrare la sua voce. Personalmente, mi è capitato di essere invitato alla prima italiana di “Attacco al Potere“. Erano presenti Gerard Butler e Aaron Eckhart, i due protagonisti. Li doppiavamo, rispettivamente, Luca Ward e io. Ci hanno invitati ma è stato un caso”.

Ned Flanders, un personaggio animato che tutti amano…

“Sì, lo doppio dalla terza stagione. Personaggio molto carino. Sin dall’inizio, ho cercato di usare una certa voce, per caratterizzarlo il meglio possibile. Allora si poteva improvvisare molto di più rispetto al doppiaggio attuale in cui devi, invece, seguire molto l’originale”.

Originale anche la sua passione per la musica…

“Da sempre. Suono la batteria. Ho appena fatto un disco. Molti colleghi sanno di questa mia passione che alimento continuamente. A volte mi chiamano per suonare e questo mi appaga molto”.

Le è capitato di suonare anche a Milano?

“No, ma ho partecipato, a Milano, alla presentazione del disco Pianeta di Miller Mr Rain, progetto di cui ho fatto parte con la mia voce. Milano, insieme a Roma, rappresenta il massimo per il doppiaggio. Anche se a Roma ci sono più opportunità per chi fa il nostro mestiere. A Milano vanno molto documentari, cartoni animati e pubblicità. Ci sono grandi doppiatori pure qui”.

Doppiaggio, musica e che altro?

“Tifo la Roma da sempre, ultimamente la seguo meno per non arrabbiarmi. Ho giocato moltissimo a calcio ma, dopo diversi interventi al ginocchio, ora mi sto dedicando al tennis. Ci gioco diverse volte a settimane, mi piace moltissimo”.

Preoccupato dall’intelligenza artificiale?

“Ha fatto passi da gigante ma credo che nel doppiaggio ci voglia anche un po’ d’anima. Credo che, come lo conosciamo, resisterà ancora, anche se sono preoccupato per le nuove generazioni”.