ANDREA SPINELLI
Cultura e Spettacoli

Gabry Ponte, il primo dj a San Siro: “Una gran festa con molti amici. Inviterò Max Pezzali, gli Eiffel 65 e tanti altri”

Appuntamento il 28 giugno 2025, preannunciato tra mongolfiere, eliche olografiche e tramonti californiani: “Ve lo dico, se no sembra un sogno”

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Gabry Ponte

Milano – Mongolfiere a San Siro. Passi l’aerostato brandizzato e il tramonto tropicale che s’infrange sullo sfondo del “Meazza”, ma dove stiano le palme attorno alla Scala del calcio lo sa solo l’autore del manifesto formato Beverly Hills (mancano i fenicotteri e poco altro) con cui Gabry Ponte annuncia lo sbarco della dance tra i sacri spalti di Lautaro e Pulisic. Intenzione preannunciata mercoledì scorso dalla comparsa alla Stazione Centrale di eliche olografiche intente a disegnare nell’aria palloni tridimensionali e mirror ball poi risucchiati poi dal mistero della data 28.06.2025. Ieri la rivelazione. Ad opera dello stesso dj torinese. “Ho voluto annunciarlo personalmente perché così, a forza di ripeterlo ad alta voce, mi rendo conto che non è un sogno, ma sta accadendo veramente”, ammette lui, che il 31 ottobre si esibisce a Brescia, ma ha la mente già proiettata fra 253 giorni.

Gabry Ponte, una bella scommessa.

“Sono appena rientrato dal Sudamerica (il 13 ottobre era di scena al Tomorrowland Brasil, ndr) e ho visto e ascoltato delle cose bellissime. So che di per sé non è un evento fare un concerto a San Siro perché ci sono artisti che ci riescono anche dopo pochi anni di carriera, però per un dj è una cosa sicuramente inusuale. Ho iniziato a mettere i dischi nei club da 200 persone che avevo vent’anni, e il dj al tempo stava in un angolino buio del locale, quindi, non esisteva neppure nei miei sogni più reconditi poter arrivare a fare serate nei palazzetti, come accaduto a primavera, o addirittura in uno stadio. La cosa mi ha riempito di gioia facendomi capire, non solo per i numeri, ma anche per l’atmosfera bellissima respirata in quelle serate, che si poteva tentare di fare qualcosa di ancora più bello e più grande”.

Per l’Italia è una novità assoluta.

“Sono ancora convinto che il club sia la casa del dj e mi sembra molto strano quello che sta accadendo. Certi numeri da stadio li fa il Tomorrowland, che però è un festival, con 300 artisti in cartellone e maxi-scenografie, dove la gente viene a vivere un’esperienza e ci trova pure me. Qui è il contrario. Certo, in Olanda da anni artisti come Tiesto o Martin Garrix sono in grado di compiere imprese di questo tipo. Ma l’Italia non è l’Olanda. E la ‘club culture’ che abbiamo noi è totalmente diversa da quella che c’è in altri Paesi”.

Parliamo di ospiti.

“Mi piacerebbe molto avere con me Max Pezzali che prima del Covid mi chiese se volessi aprire il suo concerto a San Siro, poi, però, con la pandemia saltò tutto. L’invito, però, mi fece piacere e per questo vorrei ricambiarlo. Ma in trent’anni di carriera ho collaborato con tanti con altri artisti che vorrei avere con me, gente come Steve Aoki, Sean Paul o Natti Natasha, tanto per citarne qualcuno. Anche se, nel loro caso, il problema logistico non è indifferente. A San Siro, comunque, dovrà essere una grande festa e cercherò di farla con gli amici”.

Chiamerà pure gli Eiffel 65.

“Al Forum di Assago l’ho fatto. C’eravamo, infatti, sentiti a Natale e avevo detto loro che, anche se le nostre strade si sono separate, il mio percorso assieme rimane una parte importante della mia carriera. Loro hanno ringraziato, ma non sono riusciti a venire. Ripeterò l’invito di nuovo”.