
Giaime Mula
Milano, 8 agosto 2020 - De Niro? Pacino? Keitel? No, Giaime. Giaime Mula. La voglia di kolossal che il rapper milanese mette nei suoi videoclip è, infatti, un po’ quella noir-paranoica dei gangster-movie dei vari Scorsese, De Palma, Tarantino. E la saga video di “Gimmi Andryx”, coi suoi riadattamenti di celebri scene attinte da “Scarface” come da “Quei bravi ragazzi”, sta lì a ricordare che Giamie ha trovato una strada. Il nuovo capitolo, “Gimmi Andryx 2020”, è arrivato giovedì scorso.
Da dove nasce il progetto? "Chiamarmi Giaime non è facilissimo; così, col tempo, per molti sono diventato "Gimmi". E quando ho conosciuto il produttore Andry The Hitmaker mi è venuta l’illuminazione di fondere i due nomi in un marchio che mettesse l’accento sulle nostre qualità strizzando l’occhio al chitarrista di Seattle, con cui però non ci sono correlazioni". Ce ne sono, invece, nei video che posta da tre anni strizzando l’occhio ai grandi di Hollywood. "Sono un grande appassionato di cinema e tante scene storiche le ho imitate fin da bambino. Così ho pensato di riprodurre nei miei video quelle cult, dei film che amo". Una scena che ancora non ha fatto sua, ma su cui prima o poi “metterà le mani“? "Mi piacerebbe replicare quella di Carlito’s Way in cui Al Pacino, nonostante le provocazioni, risparmia la pelle a Benny Blanco limitandosi a farlo buttare fuori dal locale. Ma ce ne sono tante". Lei davanti alla telecamera ci sa stare, quanto l’ha aiutata in questo l’esperienza fatta da ragazzino nei programmi del Disney Channel? "Sicuramente tantissimo. Anche se ho cominciato studiando recitazione per 2-3 anni al Centro Teatro Attivo di via Ampère. Oltre all’esperienza, quel che faccio oggi, però, lo devo soprattutto ad un solido team di lavoro, lo School Project Film, e a due registi di talento come Simone Mariano e Federico Merlo". A proposito, non pensa che una certa approssimazione sia il limite più grosso del rap? "Da noi sì, all’estero no. Quello che facciamo noi è molto più in linea con i video musicali internazionali che con quelli italiani. Ma, in questo, pesa pure l’atteggiamento del pubblico. Siccome un innalzamento del livello qualitativo non sempre porta ad un incremento dello streaming, e quindi dei guadagni, non tutti qui da noi sono interessati ad investire grosse cifre o a trovare nuove idee". La vita artistica dei suoi sogni? "Ammiro molto la carriera di Jay-Z, ma anche quelle di Fabri Fibra, Gué Pequeno, Marracash. Mi piace pure il percorso intrapreso da Sfera Ebbasta, anche se, per ragioni anagrafiche, meno storicizzato rispetto a quelli degli altri”. Prossimi passi? "Altri singoli, che spero di riunire appena possibile in un album".